Il turismo dopo Covid, non troppo lontano né troppo caro - 2

Il Frignano fuori dalle rotte

 Presumendo che abbiate già fatto visita ai principali e notissimi monumenti arborei locali, a partire dal cosiddetto Pinone (un gigantesco cedro del libano pesantemente danneggiato da una tempesta di neve, ma che ancora troneggia al centro del Parco Ducale, insieme ad un’incredibile metasequoia) e che conosciate il fiabesco Castello di Montecuccoli (che ospita anche l’interessantissimo Museo Naturalistico del Frignano e da cui si gode uno stupendo panorama sulla vallata), oggi vi propongo alcune perle nascoste del Frignano: luoghi spettacolari ma un po’ fuori mano e quindi ignorati dalle rotte turistiche principali. La prima tappa che vi suggerisco, in questo viaggio sulla Giardini sud, da Pavullo a Lama Mocogno è presso la suggestiva Pieve di San Giovanni a Renno, piccola frazione a 4-5 chilometri dal centro di Pavullo che si raggiunge svoltando a sinistra in corrispondenza del cartello segnaletico che recita Renno 2. Un luogo antico, che trasuda bellezza e spiritualità: dove chi ha fede si sente rafforzato e chi non ce l’ha comincia a farsi delle domande. Non si sa esattamente a quando risalga la nostra Pieve, ma c’è chi la fa risalire addirittura all’alto medioevo. Quel che è sicuro è che nel 1157 divenne il luogo di culto più influente dell’Appennino modenese, con giurisdizione su oltre trenta chiese e che nel corso del Settecento subì una parziale ricostruzione (campanile). L’interno della chiesa, con la sua facciata a capanna, è caratterizzato da tre navate sorrette da pilastri, quattro dei quali presentano un’antica forma ottagonale. Impagabile anche la sensazione di pace interiore che si prova sedendosi sulla panchina sapientemente collocata sul sagrato, all’ombra di un bell’esemplare di ippocastano. Dopo l’architettura religiosa, un capolavoro di quella civile: la seconda tappa è infatti dedicata al cinquecentesco Ponte di Olina, caratterizzato dall’ardita eleganza dell’arco, costruito con tecnica avanzatissima e impeccabile e perfettamente integrato nel paesaggio sassoso dello Scoltenna, il torrente sul quale è stato eretto. Per capire l’importanza di questo ponte nella viabilità dell’epoca, basta considerare che al finanziamento dell’opera contribuirono, oltre ai locali Montecuccoli, anche le città di Firenze e Lucca.

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