In paese e a Rovereto, per il Covid, le sorprese sotto terra e i ritardi della Diocesi

Novi e Rovereto: almeno fino al 2021 resteranno piazze negate

C’è una serie di cause alla base dei ritardi che gravano su due progetti molto importanti per Rovereto e Novi. Le piazze dei rispettivi Comuni, infatti, transennate da tempo, giacciono in una calma che periodicamente solleva i dubbi dei cittadini su cosa stia succedendo o cosa si stia aspettando. Partiamo da Rovereto dove, grazie al progetto finanziato dalla Regione Emilia Romagna tramite il Mude, i lavori di piazza Papa Giovanni XXIII (nella foto), comprensivi del nuovo Cinema Lux (ieri di proprietà della parrocchia, oggi dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero), sarebbero dovuti partire entro la metà di luglio dello scorso anno. In effetti a novembre sembrava si fosse smosso qualcosa, ma poi è emersa la presenza sotterranea e non censita di una condotta dell’Enel che attraversa tutto il cantiere e che comprensibilmente ha rallentato le operazioni. Il sindaco di Novi, Enrico Diacci, spiega le complicazioni incontrate negli ultimi mesi. «Un altro elemento di difficoltà, che però rappresenta anche una grande opportunità, si riferisce al coordinamento del nostro intervento con le tempistiche dell’Istituto Diocesano per quel che riguarda il Lux, che insiste su 2/3 della piazza e che è di sua proprietà (il restante 1/3, va da sé, è pubblico, ndr) – spiega -. Sembra strano che oltre la metà della piazza di Rovereto sia di proprietà privata e, infatti, nella concessione edilizia che abbiamo fornito per la ricostruzione del cinema è previsto anche un accordo grazie al quale quanto rimarrà fuori dal nuovo fabbricato verrà donato al Comune: anche questo iter però rallenta il procedere delle pratiche. Quanto ai tempi, per il cinema l’Istituto dovrebbe essere alla fine delle valutazioni tecniche e avere la possibilità di iniziare i lavori nei prossimi mesi: speriamo da settembre e che questi siano celeri. Noi invece abbiamo l’obiettivo di completare il nostro progetto definitivo ed esecutivo a metà del 2021, per poi fare la gara». Anche su piazza 1° Maggio a Novi è calato il silenzio da mesi. «Il cantiere dalla parte del Municipio doveva finire a fine 2020 – continua Diacci -, ma anche noi abbiamo avuto tre mesi di interruzione forzata causa Covid. L’azienda immagina di consegnare il primo lotto entro gennaio 2021. Sull’altro lato, penso al palazzo ex Unicredit, c’è stata una complicazione da un punto di vista progettuale. A fine 2019, quando la proprietà era pronta a demolire, come purtroppo è successo anche a Rovereto, si è scoperto che erano presenti e interrati diversi servizi, tra cui Telecom e Lepida, che non erano tracciati correttamente e che per la loro complessità non si possono spostare. Anzichè fare uno scavo enorme per poter poggiare le fondamenta del nuovo palazzo, si dovrà realizzarlo molto più piccolo e proteggerlo con palizzate in modo da salvaguardare gli impianti. Il ritardo di sei mesi rispetto alla demolizione è dovuto anche a questa modifica nel progetto». Tutto ciò porta a pensare alla ricostruzione post sisma. «Abbiamo ancora varie pratiche Mude in gestazione che contiamo di chiudere per la scadenza del 30 settembre – conclude -. Il residuo è inferiore al 10 per cento: avevamo più di 800 richieste su Novi, ora stiamo lavorando alle ultime 70-80, ad alcune delle quali forse non è detto riusciremo ad assegnare i contributi entro la scadenza: alcune situazioni dipendono da valutazioni di enti esterni, di cui non conosciamo le tempistiche. In altri casi, invece, ci sono problemi relativi alla proprietà e a successioni ereditarie, situazioni non sempre chiare, mentre mancherebbe solo un piccolo dettaglio a chiudere la pratica. Noi come Comune siamo lunghi, non mi nascondo, e il nostro impegno non sempre è all’altezza dell’aspettativa dei cittadini, ma è anche vero che abbiamo meno personale a disposizione rispetto a quello che ci spetterebbe: non si riescono a sostituire i tecnici interinali che ci assegna la Regione e in questo momento siamo sotto di 4-5 persone rispetto all’organico, il che ci mette in difficoltà. Abbiamo cercato di accompagnare il più possibile i beneficiari, ma si fa un’enorme fatica».

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