Anniversari: il ricordo della prima scossa di dieci anni fa e lo stato della ricostruzione

«Il profumo intenso dei tigli – scrivevamo nei giorni drammatici di dieci anni fa – annuncio di esami, di fine della scuola, di vacanze, di puntate in gelateria, di passeggiate serali in bicicletta, questa volta invade i viali solitari di una città ferita, privata della propria gente e dei riti collettivi di benvenuto all'estate. E' un'estate diversa, quella che ci attende: di emergenza, di sacrificio, di abitudini sconvolte, di una normalità perduta. E della scoperta dell'immenso valore che rivestivano tante piccole cose così a portata di mano da finire per non considerarle più: la doccia ogni volta che si vuole, il cambio d'abiti, la radio e il caffè, il divano e la televisione, un libro in poltrona, il gioco con i bambini, il riposo tranquillo della notte. In una parola, la casa. E poi il lavoro, i colleghi, i servizi funzionanti, perfino i grattacapi della quotidianità. Le scosse in primo luogo, e poi la paura hanno cancellato tutto. Anche oltre il necessario, se possibile: con gli eventi sismici a dilatarsi nei corpi e nelle menti. E' difficile, ma se vogliamo ripartire servirà molto separare le due cose, l'entità oggettiva delle scosse e il loro rimbombo pauroso dentro ognuno di noi. La normalità non ce la regalerà nessuno».

 

Rende il clima, certo, e misura anche la distanza intercorsa e che ci ha restituito la normalità allora perduta. Un metro per misurarla, la normalità è lo sbiadirsi graduale della memoria di quelle circostanze. Ma anche, molto più nel concreto, l'andamento della ricostruzione, con particolare riferimento al bene della casa: il più caro, il più gravido di valori simbolici per le esistenze di ognuno di noi, e anche il più colpito. I dati possono apparire aridi, ma sono i soli che danno un'idea del cammino fatto e di quello ancora da fare. A tutt'oggi, le pratiche di ricostruzione presentate alla struttura operativa di Carpi che si occupa anche di Campogalliano e Soliera, ma non di Novi, hanno raggiunto il numero di 647: 515 sono i cantieri chiusi e 132 ancora in corso, dei quali 118 a Carpi, due a Campogalliano e 12 a Soliera. Fra i cantieri ancora aperti, a Carpi 25 hanno presentato lo Stato avanzamento lavori (Sal) finale, 36 al 70 per cento, 23 al 40 per cento e 11 al 15 per cento. Le 26 pratiche ancora aperte a Carpi stanno a indicare che non è ancora stato depositato un Sal per cantieri comunque in essere, per 15 dei quali sono stati comunque versati gli anticipi del 15 per cento, quando siano previsti dalle varie ordinanze. La situazione di Novi va considerata a sé, visto che solo in quel comune le pratiche Mude al 31 dicembre 2021 risultavano 864, con 793 procedimenti ancora attivi.

 

Fra i “casi” più vistosi a Carpi c'è il cantiere di palazzo Casarini, con la gru che blocca via Menotti: è stato rallentato da preziose scoperte storico artistiche (cassettoni cinquecenteschi, tecniche costruttive ancora più antiche), ma dovrebbe essere completato entro l'anno. Il palazzo Caleffi è stato scoperto da pochi giorni, così come i grandi complessi immobiliari tra via Fontana e via Brennero, a Carpi, e all'imbocco di via Mar Ionio, a Fossoli, mentre hanno ripreso completamente servizio le case Tapparelli, anch'esse rese inagibili dal sisma. Resta aperto il capitolo doloroso delle chiese, a partire da San Francesco: ma questo è un altro discorso.