E' stata la giornata della sorpresa (nessuno, fino all'ultimo, era certo che la scadenza sarebbe stata rispettata). Della riconoscenza e della gratitudine (per i tanti che hanno permesso l'impresa). Dell'orgoglio (la sensazione condivisa di scrivere una pagina storica). Delle certezze (che l'opera continuerà e si espanderà). Della soddisfazione (per il complesso gioco di squadra che è stato alla base di tutto). E' stata insomma la giornata dell'inaugurazione del corso di laurea magistrale in Ingegneria industriale sostenibile, uno dei sei in lingua inglese offerti per il prossimo anno accademico dagli atenei emiliano-romagnoli nella ricerca non solo di attrezzare gli studenti italiani a percorrere carriere nel nostro Paese e nel mondo, ma anche di invertire la tendenza, attraendo giovani da tutto il mondo in un nuovo polo tecnologico italiano. C'era un pubblico numeroso ad affollare una delle aule del nuovissimo complesso realizzato a tempi record nell'immediato oltreferrovia, tuttora cantiere attivo con i movimenti terra necessari alla realizzazione del futuro parco sul quale affacciano le ampie vetrate dell'edificio, con il sottopasso di collegamento alla città in attesa del completamento previsto per l'autunno inoltrato con gli accessi coperti da pensiline e il prossimo avvio dei lavori per il quartiere residenziale sulla Tre Ponti.
A condurre la giornata è stato il Presidente della Fondazione CR Carpi, Mario Arturo Ascari, principale soggetto attuatore del progetto concepito con Amministrazione comunale e Università di Modena e Reggio, padrone di casa fino al momento di consegna delle chiavi al Magnifico Rettore, Carlo Adolfo Porro. Quello che si inaugura non sarà solo un corso didattico e teorico, ha precisato nel suo intervento, ma anche congegnato, grazie alla sessantina di imprese che hanno manifestato il loro interesse, per trasferire la tecnologia frutto della ricerca nei laboratori e nelle aule, e per dialogare con il territorio divulgando quello che si fa qui. Siamo in una città che è stata a lungo famosa per la sua imprenditorialità e la capacità di mettersi in gioco nell'attività manifatturiera, ha sottolineato, ma il fare non basta più in un'epoca di transizione come la nostra nella quale il nuovo elemento essenziale è diventato la conoscenza, l'unica che permette di cogliere il cambiamento. Questo trasferimento di sapere e l'interazione con il tessuto delle imprese e con la città è quello che il Magnifico Rettore Porro ha definito "la terza missione” di una sede universitaria, dopo la didattica e la ricerca. Ha parlato della vocazione internazionale del corso, dei metodi didattici d'avanguardia che vi verranno adottati, della sua proiezione alla sperimentazione pratica grazie ai legami con il tessuto connettivo delle aziende e che permetteranno agli studenti di dotarsi di strumentazioni particolarmente richieste oggi dal mondo del lavoro. Un Alberto Bellelli decisamente emozionato ha evocato la competizione dei territori (“Questo è un Paese dove se non sei Milano fai fatica”) ma non per un orgoglio di campanile, bensì per una scelta che vuole, al contrario, profilarsi come il pilastro di un ponte di dialogo con tutti i territori nella diffusione della conoscenza e del sapere. «Stiamo cambiando questo territorio sulla cultura e sul bello – ha affermato – e varcare la ferrovia è stato il segnale di una città che si vuole aprire e andare oltre». Ha rivolto un elogio ai dirigenti delle scuole superiori che hanno fatto dei loro istituti un notevole polo attrattivo anche per ragazzi provenienti da fuori. E ha richiamato il concetto di “territorio universitario” citato dal Magnifico Rettore, prima di concludere con un appello alla città a “riappropriarsi della voglia di fare bella figura”. Il saluto della Regione Emilia-Romagna lo ha portato il sottosegretario alla Presidenza, Davide Baruffi, che ha definito l'impresa ospitata da Carpi (“...in un quadrante della città poco conosciuto dagli stessi carpigiani”) come un aspetto rilevante della strategia regionale che punta a far crescere il sistema produttivo affrontando i rapidi cambiamenti che sono richiesti e per i quali diventa indispensabile il ruolo degli atenei. C'è stato spazio, negli interventi della giornata anche per Corrado Faglioni, l'ex presidente della Fondazione che ha avviato l'impresa, riuscita, ha detto ricordandone le tappe, grazie alla forza del sogno iniziale condiviso con Paolo Tartarini, docente all'UniMoRe ed ex consigliere di indirizzo dell'Ente, al coraggio di sostenere il progetto sempre all'unanimità e alla determinazione nel portarlo a compimento in tempi stretti e che hanno del miracoloso. Hanno parlato anche Marco Zanibelli, l'architetto progettista della Lombardini22, che ha richiamato le caratteristiche di un edificio autonomo sotto il profilo energetico e in classe A4, oltre a sottolineare, come avrebbe fatto successivamente il presidente dell'impresa A&C Costruzioni, Stefano Zaccarelli, il connotato di scommessa e di sfida che ha caratterizzato fin dall'inizio l'iniziativa. E' seguito il classico taglio del nastro con i protagonisti a condividere il rito e con il vicario, monsignor Ermenegildo Manicardi, a impartire la benedizione alla nuova sede universitaria.
L'idea di trasferirvi anche il corso triennale
Brani di evento colti qui e là. Intanto, gli applausi: lunghi interminabili ad accogliere il presidente Ascari prima ancora del suo intervento. Ma anche alle maestranze, agli uomini del cantiere che, provenienti da tutta Italia, hanno lavorato per coprire un nastro lavorativo quotidiano che partiva dalle cinque del mattino per chiudersi a mezzanotte, nelle più diverse condizioni meteo. Un applauso ha colto di sorpresa anche l'assessore all'Urbanistica Riccardo Righi, chiamato in ballo da Ascari per aver accelerato al massimo le pratiche, pur restando dentro tutti gli obblighi. E poi il pubblico presente: le donne e gli uomini coinvolti, dai due consigli della Fondazione all'apparato di palazzo Brusati, dai tecnici dello studio di architettura a quelli dell'impresa, ai consiglieri comunali ai rappresentanti delle associazioni di categoria. Nei posti ricervati sedeva la Presidente di Confindustria Emilia, Annalisa Sassi. C'era Alessandra Camporota, prefetto di Modena e c'erano i rappresentanti delle forze dell'ordine. Nel buffet seguito al taglio del nastro si potevano raccogliere commenti, dove prevaleva il senso di un nuovo orizzonte aperto, a tal punto che ha preso consistenza l'indiscrezione secondo la quale a UniMoRe si pensa già di trasferire a Carpi anche la parte triennale di uno dei suoi corsi di Ingegneria meccanica. La sede c'è, e anche moderna, bella e attrezzata.