E' morto Germano Nicolini, il comandante Diavolo della Resistenza

Lo chiamarono comandante "Dièvel", o semplicemente Diavolo, non per mirabolanti strategie militari o per l'astuzia nascosta nella coda del demonio, ma perché la mattina del 31 dicembre del 1944 lo videro fuggire tra i boschi di Correggio con la rapidità d'un furetto. Il partigiano Germano Nicolini, considerato tra i migliori combattenti della Resistenza in Emilia, si è spento nella sua casa di Correggio a 100 anni (ne avrebbe compiuti 101 il prossimo 26 novembre). Nativo di Fabbrico, a 27 anni fu eletto sindaco di Correggio dopo la Liberazione. Nel 1947 venne però arrestato per l'omicidio di don Umberto Pessina, freddato sulla porta della canonica della parrocchia di San Martino Piccolo, frazione di Correggio. Accuse nate per testimonianze poi rigettate o estorte sotto tortura. Nel 1949 fu condannato a 22 anni di carcere come mandante di omicidio volontario premeditato: ne scontò 10 grazie all'indulto per gli ex appartenenti a formazioni partigiane. La revisione del processo avvenne solo in anni recenti: fu scagionato definitivamente "per non aver commesso il fatto" nel 1994 e gli fu riconosciuto un risarcimento miliardario per l'ingiusta detenzione. Nel 2017 partecipò alle celebrazioni per il 25 aprile che, a Carpi, ospitarono il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che Nicolini lì conobbe e dal quale ricevette una telefonata di auguri per i suoi 100 anni. 

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