In ricordo di Paolo Franchini: la professione degli affari, l'ambizione della differenza

Aveva un vezzo, Paolo Franchini, scomparso ieri all'età di 76 anni: quello di coltivare una propria, spiccata peculiarità rispetto all'imprenditoria locale, alla quale pure lo legava profondamente il mestiere. Una peculiarità derivante non solo dalle sue origini modenesi, che a lungo ne avevano fatto un corpo estraneo al mondo carpigiano degli affari, dove si era guadagnato poco a poco una posizione di assoluta primazia partendo dalle consulenze gratuite all'Associazione imprenditori dell'abbigliamento, al tempo della direzione Fontanesi. La considerava anche una diversità culturale, sociale e ideologica, cui teneva moltissimo. Intanto, ci fu la sua scelta di operare in un settore professionale come il fisco e la finanza alimentato sì, dal mondo produttivo, ma immateriale, basato su tutt'altri codici mentali e condotto fino a creare, con la Ifim Leasing, un'impresa finanziaria, fatto assolutamente nuovo e mai più profilatosi all'orizzonte di Carpi. Veniva sempre da qui, la sua orgogliosa esibizione della militanza della madre, staffetta partigiana, e del padre, lui pure attivo nella Resistenza, entrambi modenesi di San Damaso: tant'è che alle proprie spalle, nell'ufficio da cui svolgeva negli ultimi anni l'attività di advisor, aveva sistemato l'attestato rilasciato dall'Anpi, come a segnalare agli interlocutori – imprenditori, commercialisti, notai, bancari – le proprie matrici ideali così lontane dalle materie discusse in quella stanza. E ancora, in quella invisibile linea di demarcazione si colloca la sua scelta di militare, negli anni Settanta, nelle file del Partito socialista italiano: neppure nelle correnti vincenti, ma nell'ala minoritaria di sinistra di Riccardo Lombardi, diventando segretario prima della sezione di Carpi del partito, intitolata a Giacomo Brodolini, il ministro dello Statuto dei Lavoratori; e poi segretario provinciale, fino al golpe del Midas di Bettino Craxi. Da quel momento, per Franchini il Psi resterà solo nel legame con il parlamentare Luigi Covatta.

Ci arrivava in Jaguar, negli uffici del partito allora collocati in piazza Garibaldi: e questo mandava in bestia gli esponenti più in vista di quel ceto sociale cui in fondo apparteneva, divertendosi però un mondo a segnalare le distanze. Lo comunicava anche in altri modi. Come quello di convocare in bella vista allo Sporting Club, nei primi anni Ottanta, fra lo stupore dei soci seduti agli altri tavoli, l'incontro fondativo di un periodico carpigiano: un progetto intorno al quale aveva raccolto le penne (allora si chiamavano così) più anticonformiste, ribelli, anarcoidi e di sinistra della pubblicistica locale. Rientrò, in questo, anche la tournée  che organizzò nelle città italiane dei vari agenti Ifim – al massimo del suo fulgore, alla metà degli anni Ottanta, la società ne contava trecento – scritturando come testimonial il cantante Frank Sinatra Junior (il padre senior sarebbe costato troppo, ma riuscirà a ingaggiarlo per un leggendario concerto all'Arena di Verona, funestato da un acquazzone). Esibì cotanto figliolo – con l'entourage di ceffi di Brooklyn che il Sinatra originale aveva arruolato a sua protezione –, a Genova come a Torino, a Palermo, ad Ancona e infine al Teatro comunale di Carpi, invitandovi tutto il bel mondo locale, coinvolto senza eccezioni in una lotteria che ne mostrava in fondo una certa sudditanza.

 

Il sostegno come sponsor al Teatro carpigiano – nessun imprenditore privato lo aveva mai fatto prima di lui e consentì l'arrivo di Vittorio Gassman, Milva e Ornella Vanoni – e quello alla scuola di Teatro dello stesso Gassman a Firenze mostravano il suo interesse per la cultura. Era il suo assillo, la cultura, il vero punto d'arrivo della sua vocazione a distinguersi che rimarcò, laureandosi ben quattro volte: in Giurisprudenza, Economia, Scienze politiche e Sociologia. Tutto questo non serviva a nascondere una buona cifra di timidezza (stava sempre dietro le quinte delle sue iniziative, non amava parlare in pubblico) e di solitudine. E non deve neppure nascondere una mostruosa capacità di maneggiare i numeri e i calcoli che costituivano la sua vera essenza, insieme all'intraprendenza visionaria. Con Gianfedele Ferrari, imprenditore, e Cesare Farsetti, direttore della Cassa di Risparmio, occupò la scena economica carpigiana per tutti gli anni Ottanta, accreditando l'immagine di una città in cui nulla si potesse muovere al di fuori del raggio d'azione delle "tre Effe”. Dopo l'Ifim, si mise alla prova, con esiti alterni, nell'ambito della moda, e poi in quello immobiliare, prima di ritornare alla cosa che gli è sempre riuscita meglio: la consulenza finanziaria e per le acquisizioni aziendali. Riponeva molta fiducia nelle donne, come ricorda Maria Giovanna Macrì, che, dopo l'Aia, lo seguì all'Ifim: «Assunse una quantità di ragazze: diceva sempre che le donne lavorano meglio degli uomini». Sul lavoro era instancabile: ammetteva l'ignoranza o la scarsa intelligenza – sensazione che provavano molti, davanti ai suoi ragionamenti di finanza e matematici –, ma non la pigrizia. Senza che si sapesse, noleggiò a proprie spese un aereo per trasportare negli Usa un bambino affetto da una grave disfunzione la cui famiglia non aveva i mezzi per l'intervento. E' passato, Paolo Franchini, come un ciclone su una Carpi “da bere” ambiziosa e intraprendente, sfacciata ed esibizionista, alacre e chiacchierona il cui ricordo è ormai sbiadito. Ma resterà a simboleggiare una volontà di unire cultura e impresa, intelligenza e produzione, lungimiranza e conservazione, visione e concretezza che a Carpi non ha mai riscosso molta fortuna.