Licia Gozzi, neo laureata in Medicina su Skype e Google Meet

In via telematica ma sempre laurea è

Il Coronavirus ha fermato gli uffici, le aziende, i negozi, le colazioni al bar, la pizza con gli amici, le idee su come avrebbero potuto essere le prossime vacanze estive. Ha messo in quarantena persino i rapporti sentimentali nell’impossibilità di muoversi di casa. Il Coronavirus ha fermato tanto, insomma, ma non tutto: nulla, infatti, ha potuto nei confronti delle sessioni di laurea già in programma in queste settimane. Non esattamente come le avevano immaginate, ma sono state ancora più incredibili la discussione e la proclama- zione di tanti studenti che nei giorni scorsi sono finalmente diventati dottori. Dapprima pensate a porte chiuse, via via che la situa- zione peggiorava gli atenei hanno infine deciso che le cerimonie avvenissero... a casa, in videoconferenza: professori da una parte, laureandi dall’altra. La tecnologia, che in questo periodo più che in altri sta stravolgendo le nostre abitudini, è venuta in aiuto anche in questo caso, anche se non per tutti i laureandi è stata esattamente la stessa cosa, dalle palpitazioni ai festeggiamenti. Tra i neolaureati carpigiani c’è Licia Gozzi, che lo scorso 13 marzo ha discusso la tesi e mercoledì 18 è stata proclamata dottore in Medicina e Chirurgia all’Università di Modena e Reggio Emilia. Una giovane donna pragmatica, la cui gioia è ugualmente grande e la soddisfazione piena. 

Com’è andata? 

«La sessione era già in programma prima dell’emergenza e la data è rimasta la medesima: io e una quindicina di compagni di studi dovevamo essere proclamati il 18 marzo e così è stato. Ovviamente c’è stata una maggiore flessibilità relativamente ad alcune scadenze per la consegna della tesi, dato che alcuni relatori erano un po’ più impegnati in reparto in questo periodo» 

Quando ti è stato comunicato che il tutto si sarebbe svolto in modalità telematica qual è stata la reazione? 

«Era più o meno da un mese che si parlava del fatto che la proclamazione non sarebbe stata a porte aperte. Non abbiamo saputo come si sarebbe svolta fino a due giorni prima. C’era chi sperava sarebbe stata rimandata per poter aprire l’evento a parenti e amici, ma alla fine hanno scelto per la modalità telematica: la discussione con Skype, la proclamazione su Google Meet» 

Racconta... 

«È stata una cosa anche ab- bastanza informale. Ognuno era a casa propria... Credo fosse a casa propria anche la presidente del corso di laurea, probabilmente nel suo studio. Con me c’era il mio fidanzato. Di fronte, la mia commissione riunita in una chat di quattro persone, ognuna in un luogo diverso. Il 18, invece, alle 8 di mattina eravamo connessi in 15 e piano piano ci hanno proclamati uno alla volta. È stato abbastanza veloce, un’oretta più o meno. I docenti poi ci hanno assicurato che, quando tutto finirà, verremo proclamati una seconda volta nel corso di una cerimonia ad hoc. Di certo sarà l’unica laurea che si ricorderanno anche i professori (ride, ndr)» 

Non sembra che la cosa ti abbia scosso più di tanto

«No. So che qualcuno è rimasto molto male quando si pensava che tutto si sarebbe svolto a porte chiuse e penso ci sia rimasto ulteriormente male dopo. Giorni prima ci eravamo comunque consultati per sapere come ci saremmo vestiti. Alla fine solo un paio di ragazzi erano in completo elegante, per il resto eravamo... ordinati. Io avevo una camicetta e un maglione scuro» 

Ora che cosa ti aspetta? 

«Quanto alla specializzazione, mi piacerebbe fare malattie infettive, materia su cui ho fatto la tesi. Ovviamente decidere prima è difficile, perché i posti sono pochi rispetto ai laureati: non si sa mai se si riuscirà a entrare da qualche parte. A parte questo, tutti noi dovremo fare un tirocinio di tre mesi per accedere all’esame di Stato: il decreto Cura Italia ha eliminato il quiz, ma non questo tipo di praticantato. Dovremmo iniziare il 7 aprile, ma al momento non sono state ancora fatte le assegnazioni: aspettiamo le direttive».

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