Il pullman su cui hanno viaggiato utilizzato all'andata per portare materiale sanitario e attrezzature

Nonna, mamma e nipote dall'Ucraina alla Casa dell'Albero

Sono arrivate a Carpi sane e salve e proprio nel giorno della Giornata internazionale della Donna, passando, al secondo tentativo, il confine ucraino-polacco di Dorohusk. Lì sono salite sul pullman che le ha attese circa sette ore per portarle al sicuro alla “Casa dell’Albero” a Fossoli. E  tutta la tragedia del loro vissuto si legge negli azzurri occhi di Vlade, il bambino di dieci mesi che insieme alla mamma Giulia e alla nonna Larissa, ha lasciato il papà e il nonno a combattere in Ucraina. Poi c’è un’altra donna Maria Kovalciuk, la nonna paterna che abita a Fossoli da tanti anni con il marito Vladimir, custodi della sede della Fondazione Casa dell’Albero, che la notte di venerdì scorso, è partita su un pullman da cinquanta posti con i tre autisti della Saca Bus per portare tutto il materiale sanitario e varie attrezzature acquistati con le donazioni ricevute con il Progetto “Emergenza Ucraina” a sostegno dei miliziani ucraini per poi rientrare con i profughi che avevano chiesto aiuto.

«C’era un caos inimmaginabile – racconta Maria con la disperazione negli occhi – ma grazie alle indicazioni dei polacchi siamo riusciti a raggiungere la parrocchia di Dorohusk dove, io e i tre autisti, abbiamo scaricato e consegnato tutto il materiale al sacerdote che lo farà avere ai gruppi che ci hanno richiesto queste cose. Non si può spiegare l'azione solidale e umanitaria messa in atto dalla Polonia: tutto quello che arriva dall’ Europa lo distribuiscono a quanti ne hanno bisogno. Senza il loro aiuto non ce l’avrei fatta: la gente l’ho trovata meravigliosa, facevano il possibile per aiutare e salvare». Subito dopo, Maria e gli autisti, si sono diretti alla vicina frontiera per caricare le persone con cui avevano preso contatto, fra le quali la nuora Giulia, il bambino e la nonna materna. Ma, nel frattempo erano iniziati dei conflitti a fuoco e raggiungere quel valico, molto vicino alla Bielorussia, era troppo pericoloso. 

Da qui la necessità di spostarsi in altre località di frontiera dove sarebbe stato più semplice passare. Maria ha cercato di chiamarli con il telefono, ma non riusciva ad avere la linea così non è rimasto che aspettare nella speranza di vedere arrivare almeno i suoi famigliari: «Non sapevo che fare, pregavo, gli autisti, che avrebbero dovuto rientrare subito e invece sono stati bravi ad aspettare e mi dicevano di stare tranquilla che avrebbero fatto tutto il possibile». Così, dopo interminabili ore d’attesa, li ha visti arrivare: dal loro paese, Zarudchi Lyubeshiv, distante circa trecentocinquanta chilometri, hanno impiegato una decina di ore, chiedendo diversi passaggi alle auto in transito. Ora sono a Fossoli, hanno iniziato l’iter tra Ausl, Questura e Comune e sono grati per gli aiuti ricevuti, ma i loro sguardi sono tristi per tutto quello che hanno lasciato, per i loro cari rimasti a combattere e per quelli troppo anziani per affrontare tante difficoltà. Nonostante ciò, il loro cuore ha il grande orgoglio di aver lasciato una comunità ucraina molto unita, che si aiuta tanto, che si vuole bene e combatte per avere la libertà. Nel frattempo, la Fondazione Casa dell’Albero, ha già predisposto un pullmino da otto posti persone da inviare carico di materiale di prima necessità nella speranza di riuscire, questa volta, a portare più famiglie, sottratte alla guerra.

(nelle foto, il piccolo Vlade con mamma Giulia e nonna Larissa e due immagini del valico di frontiera di Dorohusk, in Polonia)