Carpi – Non accade spesso, anzi, prima d’ora forse non era mai accaduto, sicchè la cosa ha il sapore della notizia: il Comune di Carpi, dopo che il Sindaco aveva emesso un’ordinanza su segnalazione della Polizia municipale, ha deciso di procedere in proprio alla ripulitura di un cantiere in stato di abbandono, senza più recinzioni e trasformatosi poco a poco in una discarica a cielo aperto. La società destinataria dell’ordinanza rimasta lettera morta dovrà rimborsare ora al Comune la somma di 23 mila euro: poco più di 16 mila 500 da girare all’Aimag per i lavori di ripulitura e 6 mila 500 per il computo metrico estimativo dei lavori effettuato dagli Uffici comunali.
Il teatro di questa piccola, ma – come vedremo – esemplare vicenda è la frazione di San Marino. E protagonista è la Immobiliare San Marino 4, una società a responsabilità limitata con sede in via Tiraboschi, a Carpi, di cui è amministratore unico Alberto Torlai, residente a Formigine. La società in questione, con capitale sociale di 49 mila euro, detenuto in buona parte dalla San Girolamo srl di Milano e per una piccola quota dalla Holding Casa di corso Cabassi, aveva ottenuto nel 2010 il permesso di costruire un complesso di 22 alloggi in via Carlo Poma, nella nuova zona di espansione residenziale della frazione. Il complesso residenziale, che interessava i lotti 5, 6, 7 e 8 del comparto B 14 era stato progettato come due corpi di fabbrica, con interrato in comune. I lavori dello stralcio A si sono iniziati nel 2013, ma sono sospesi da poco più di un anno.
Sono stati i residenti i primi a segnalare al Comune la situazione di degrado che si stava verificando nel cantiere abbandonato, con cedimento della recinzione e progressivo accumulo di detriti e rifiuti di ogni genere. La Polizia municipale, incaricata del sopralluogo, non ha potuto fare altro che accertare questo stato di cose, aggravato anche dall’allagamento dell’interrato. Da qui è scattata l’Ordinanza contingibile e urgente del Sindaco datata 18 maggio 2015 che imponeva alla proprietà di ripristinare le condizioni di igiene e decoro, ripulendo il terreno dai rifiuti accumulati nell’area del cantiere; di rifare la recinzione come prescritto dal Regolamento edilizio; di svuotare l’interrato allagato e di intervenire con trattamenti larvicidi sulle raccolte d’acqua non eliminabili. Due successivi sopralluoghi della Polizia municipale, il 10 ottobre 2015 e il 18 gennaio 2016, hanno permesso di verificare che nulla di quanto prescritto dall’Ordinanza del Sindaco era stato eseguito, per cui la Giunta ha deciso di procedere con la stima dei lavori da affidare ad Aimag e il computo metrico degli uffici che hanno portato alla somma di 23 mila euro. Dagli uffici tecnici del Comune confermano che, almeno a memoria, dovrebbe trattarsi del primo provvedimento di questo genere, “…e – aggiungono – d’ora in poi procederemo allo stesso modo per tutti i casi analoghi che si presentassero”. È la stessa regola comportamentale adottata per i mancati sfalci e le mancate manutenzioni delle aree di cessione dei piani particolareggiati, non ancora passate al Comune e sulle quali nel frattempo i proprietari si guardano bene dall’intervenire.
Si aprono a questo punto due questioni. La prima: quanti altri episodi di questo tipo (ma anche di aree di cessione senza manutenzione) dobbiamo aspettarci, a seguito di un’ondata cementificatoria che, dopo aver intasato il mercato immobiliare, lo ha di fatto paralizzato, provocando fallimenti e stop ai lavori da parte delle società immobiliari?
La seconda: se il Comune è sempre più spesso costretto a intervenire anticipando le spese, siamo sicuri che ci saranno poi i relativi rimborsi da parte di società fallite in procinto di esserlo o semplicemente rimaste senza soldi? È il caso di usare il “noi” perché quegli anticipi sono soldi dei cittadini. In questo senso la vicenda del cantiere di via Poma può a buon diritto essere definita esemplare.
Nelle foto, dettagli e veduta generale del cantiere divenuto discarica