“L'amore non basta, ma non ti so dire perché”. E' tutto qui, in questa frase diretta al proprio compagno di vita da una delle adolescenti protagoniste di "Amore e Psiche oggi” andato in scena ieri sera al Comunale, il mistero e il dramma dell'Amore. Lo stesso che il regista, Gigi Tapella, coordinatore con Sara Gozzi del Laboratorio "Fare Teatro” che ha coinvolto 13 ragazzi e ragazze tra i 18 e i 23 anni e concluso con lo spettacolo, aveva definito in una intervista “lo sforzo terribile di costringere l'Amore dentro delle regole, che sono la tomba in cui finisce questa follia”. Tratta dalle “Metamorfosi” che Apuleio scrisse nel secondo secolo dopo Cristo, la favola che allude al conflitto tra la “follia” amorosa che non tollera regole e confini, e Psiche, ovvero la razionalità e l'ordine che impone la convivenza umana è stata spogliata dalla regia del suo travestimento mitologico. E innestata nelle vite reali dei suoi protagonisti adolescenti, negli infiniti conflitti che animano le loro relazioni affettive e le eterne insicurezze che li dominano (magistrale in proposito il dialogo a distanza tra la ragazza che cerca continue e ossessive conferme di essere amata dal suo lui). segue
Il mito, tenuto solo sullo sfondo e affidato al coro e alle riflessioni di una Venere inascoltata, è stato fatto così scivolare sapientemente nell'attualità, dove giocano un ruolo la paura degli abbandoni, i bisticci, i tradimenti, le rivalità, gli equivoci, il chiacchiericcio affidato agli smartphone. Tutto terribilmente aggiornato ai tempi, come dimostrava anche l'attenzione del pubblico, in prevalenza composto da coetanei degli attori sul palcoscenico, che ha riempito platea e i primi due ordini dei palchi, generoso di applausi nei momenti più toccanti, come la recita di una poesia di Alda Merini alla quale una giovane abbandonata dal suo ragazzo ha affidato il proprio pianto disperato; ma anche nei passaggi ironici di cui era costellata la rappresentazione di una festa nuziale che faceva da cornice all'affiorare progressivo di amori nascosti, tensioni segrete, bugie e rivelazioni inattese. Sobrio l'allestimento scenico; vagamente ispirate agli anni Cinquanta l'ambientazione e alcune scelte musicali con divagazioni rock o etniche; ampie le citazioni del recitativo da Ronald Laing e Jon Fosse: tutto convergeva nell'esaltare il vissuto dei giovani protagonisti e quello che la rappresentazione scenica poteva raccontare delle rispettive esistenze. Dev'essere stata, la loro, anche una partecipazione sofferta, ma di certo ha giovato all'esito finale dello spettacolo.