Angelica Rossi a ''Profeti in patria'': all'origine del disagio degli adolescenti. Il ruolo degli smartphone

Lacerata tra il volere e il poter fare, condizionata dall'evoluzione del corpo che entra in una nuova dimensione, calata in un periodo bipolare per definizione e in una fase di difficile strutturazione dell'Io, l'adolescenza è un concentrato di complessità che va valutato al di là dei giudizi, affrontata e studiata per quella che è.

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Così Angelica Rossi, psicologa e psicoterapeuta dell'Area Nord dell'Ausl Modena, ospite sabato scorso di "Profeti in patria” ha dato pregnanza al titolo “Al di là del bene e del male: l'adolescenza” scelto per la propria conversazione che ha molto coinvolto il pubblico presente. Soprattutto considerando lo spartiacque scelto da Rossi per indicare l'avvio del marasma adolescenziale, l'inizio di una fase di disagio che precede di qualche anno la stessa pandemia, anch'essa peraltro decisiva nel condizionare umori, sentimenti e psicologia di un'intera generazione. Quello spartiacque è l'anno 2010, ha spiegato la relatrice, l'anno in cui i cellulari furono dotati di foto e videocamera per ritrarre e ritrarsi nei selfie. Da quel momento, il processo di strutturazione della propria identità è diventato di fatto rappresentazione, è scomparsa l'empatia, è venuto a mancare il rapporto diretto con l'altro da sé e una comunicazione affidata solo a dispositivi ha prodotto danni alla salute mentale, innescando processi che hanno portato alla solitudine e all'isolamento che fa essere gli adolescenti sempre da un'altra parte, rispetto alle situazioni reali, fino a privarli di riferimenti e della capacità di distinguere tra il bene e il male. Si fa scrolling sul cellulare almeno duemila volte al giorno: e questo dipende da un neurotrasmettitore all'origine della ricerca del piacere, la dopamina, che genera le dipendenze. E il piacere dispensato dallo smartphone è fatto di colore, movimento, suono. segue

Pur non volendo demonizzare lo strumento tecnologico, visti i vantaggi e le comodità che comunque ha introdotti e auspicando dunque la classica via di mezzo dell'utilizzo con moderazione, Rossi ha dato molta rilevanza al ruolo dello smartphone nelle crisi adolescenziali, che la pandemia non ha fatto altro che accentuare, aprendo a ulteriori problematiche come quelle legate all'accesso al cibo, a droghe e alcol. E ha trovato l'immediata reazione di un pubblico di non-adolescenti che si è sentito chiamato in causa sia sotto questo specifico aspetto della dipendenza dalla tecnologia, che in quanto genitori, visto il diffuso senso di colpa che c'è nelle famiglie per l'inadeguatezza ad affrontare le crisi adolescenziali. «A noi psicologi viene richiesto di ricucire le menti dei ragazzi, e poi di restituirli alla famiglia aggiustati – ha spiegato Rossi – ma è con il lavoro comune compiuto anche dagli adulti su se stessi, magari in gruppi in cui ci si possa confrontare che si può stimolare un recupero di socializzazione», perché quello che manca in molte famiglie è proprio l'autorevolezza, la capacità di gestire il conflitto generazionale e di fornire sponde e riferimenti ad adolescenti che sembrano vivere in un altrove dove non sanno più nemmeno loro chi siano.  

Prossimi appuntamenti: il 22 maggio, alle 21, con Laica Montanari, presidente di Vivere Donna, su "La presenza del patriarcato nella mentalità femminile”; e il 25 maggio, alle 18, con Rossella Garuti, docente di Matematica ed esperta Invalsi su “L'insegnamento della Matematica, tra falsi miti e dura realtà”.