Resta stabile al nono posto, nella graduatoria dei grandi atenei statali con numero di iscritti fra i 20 e i 40mila, l'Università di Modena e Reggio, nella Classifica Censis delle Università italiane resa pubblica in questi giorni. Con il punteggio di 83,5, l'ateneo si trova a metà circa della classifica aperta dall'Università di Calabria (92,2). Fa meglio l'Università di Parma che con il suo 87,2 si colloca al quarto posto. Per trovare l'Università di Bologna, occorre spostarsi sulla classifica dei mega atenei statali, con numero di iscritti superiore a 40mila: e qui si registra la siopresa dell'Università di Padova che per la prima volta scalza l'Alma Mater del capoluogo emiliano con un dalla posizione di vertice, mettendo a segno un punteggio complessivo di 89,5. Il panorama degli atenei emiliano-romagnoli è completato dall'Unversità di Ferrara che compare nella stessa classifica di UniMoRe (iscritti compresi tra 20 e 40mila), ma con il punteggio di 80,3. Una indicazione sul metodo di valutazione: il punteggio finale è la media di quelli ottenuti alle voci "servizi”, "borse di studio”, "strutture”, “comunicazione e servizi digitali”, “internazionalizzazione” e “occupabilità”. E' la voce, quest'ultima, in cui UniMoRe eccelle, staccando tutti gli altri atenei con un punteggio di 101, mentre colleziona punteggi bassi per “servizi” e “borse di studio”. segue
Ma ecco alcune indicazioni generali della Classifica Censis delle Università italiane (2024-2025: “Dopo l’aumento delle immatricolazioni rilevata lo scorso anno (+3,3%), i dati provvisori riferiti all’anno accademico 2023-2024, al momento ancora non consolidati, registrano una sostanziale stabilità. I dati provvisori rilevati ad aprile 2024, periodo di riferimento della rilevazione, confrontati con quelli omogenei di aprile 2023, evidenziano, infatti, una diminuzione di un marginale -0,2%, equivalente in valore assoluto a 579 neoiscritti in meno. A livello territoriale la situazione è eterogenea: sono cresciute le immatricolazioni soprattutto negli atenei del Sud e isole (+4,2%) e a seguire in quelli del Nord-Est (+1,2%). Sono diminuite, invece, in quelli del Centro (-3,6%) e del Nord-Ovest (-2,5%). Considerando le aree disciplinari di appartenenza dei corsi di laurea (triennali e magistrali a ciclo unico), sono i corsi dell’area sanitaria e agro-veterinaria ad avere conosciuto il maggiore incremento di immatricolati (+7,0% nel complesso), trainati dai corsi di laurea in ambito medico-sanitario e farmaceutico (+10,1%), a cui si aggiungono quelli di scienze motorie e sportive (+5,5%). Si contraggono, invece, i nuovi iscritti ai corsi dell’area agraria-forestale e veterinaria (-6,9%). Altra area disciplinare contraddistinta da segno positivo è quella artistica, letteraria e educazione (+0,5% nel complesso), grazie soprattutto alle nuove iscrizioni ai corsi di educazione e formazione (+5,9%), seguite da quelle dei corsi linguistici (+0,7%). Si sono ridotte, invece, le immatricolazioni per arte e design (-4,5%) e per i corsi letterari e umanistici (-1,0%). Il segno negativo contraddistingue, invece, il trend delle nuove iscrizioni all’area economica, giuridica e sociale, che si riducono del 2,2% rispetto all’anno precedente. Tra i corsi di laurea che ne fanno parte si osserva un calo considerevole di quelli psicologici (- 10,5%), seguiti dai corsi in ambito giuridico (-2,7%) ed economico (-1,5%). Solo i corsi dell’ambito politicosociale e comunicazione riportano il segno positivo, con un incremento di immatricolazioni pari a +0,9%
Una contrazione si osserva anche per l’area delle discipline Stem - scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche - nel complesso (-2,2%). Tale andamento negativo è stato con ogni probabilità innescato dalla riduzione di nuovi iscritti ai corsi di laurea scientifici (-7,3%), solo parzialmente bilanciata dagli incrementi delle matricole di architettura e ingegneria civile (+2,0%), informatica e tecnologie Ict (+2,9%), ingegneria industriale e dell’informazione (+0,1%). Un aspetto incoraggiante sul lato della domanda di istruzione universitaria è rappresentato dall’aumento delle studentesse. Se i neoiscritti maschi sono diminuiti di oltre un punto percentuale (-1,1%), infatti, così non è stato per le neoiscritte, che hanno fatto registrare un incremento dello 0,5%. Ciò che è interessante osservare sono soprattutto gli ambiti disciplinari dove le nuove studentesse sono aumentate: non solo quelli tradizionalmente a vocazione femminile, come i corsi di laurea di educazione e formazione (+6,1%), ma anche quelli dell’ambito medicosanitario e farmaceutico (+10,0%, al pari dei colleghi maschi, cresciuti del 10,2%). Stesso discorso per le discipline Stem, dove, a fronte di un aumento delle studentesse, si riscontra un decremento della componente maschile. È così per architettura e ingegneria civile (le neo-immatricolate sono +6,4%, i neo-immatricolati -1,9%) e ingegneria industriale e dell’informazione (+2,9% a fronte di -0,8%). Inoltre, se è vero che per informatica e tecnologie Ict anche i maschi continuano a crescere (+1,2%), le donne che hanno scelto queste discipline sono aumentate comunque molto di più (+12,5%). Sono segnali che testimoniano un’evoluzione in corso che, per quanto lenta, prefigura una futura riduzione del persistente divario di genere in un campo, quello delle cosiddette discipline dure, ancora troppo connotato al maschile”.