La presentazione lunedì 13 alle 19,30 al Caffè Daccapo in via Roosevelt 166, con aperitivo

Il cibo e il corpo: Stefania Camurri si mette a nudo in ''Cenerpentola''

Il racconto sincero e autoironico di una dura lotta per conciliarsi con la propria fisicità

Un libro parlato, un libro che dialoga, un libro che è un racconto da leggere tutto d'un fiato. Ma è soprattutto un libro sincero, onesto e che non nasconde nulla della sua autrice, questo “Cenerpentola” (Milano 2021, 183 pagine, 14,90 euro, postafazione della psicologa e sessuologa Valentina Bezzi) nel quale la carpigiana Stefania Camurri parla di sé, di un'esistenza che ruota intorno al suo rapporto con l'obesità, con il corpo e con il cibo, molto condizionato da una storia famigliare – i genitori Franco e Norina Camurri, già gestori dello “ZuccaKacao”, poi “Dal Nonno” al Club Giardino – legata alla ristorazione che resta sempre sullo sfondo delle svolte esistenziali dell'autrice. Fino alla tranquilla e pacificata scelta della gestione autonoma di un proprio ristorante nella località toscana di Campiglia Marittima al quale ha dato il nome “Mamanonmama” e che conduce, insieme ai figli Teo e Tommaso e al Fabio Catellani, nella curiosa condizione di una chef che non può mangiare, ma che il sapore dei piatti lo ottiene con lo studio e la conoscenza scientifica degli accostamenti.

Lo presenterà in anteprima a Carpi, lunedì 13, alle 19,30, al Caffè Daccapo di via Roosevelt, 166. Quella di Stefania Camurri, raccontata con spietata sincerità, ma con stile narrativo leggero, perfino allegro e non privo di accenti autoironici, è la storia di una continua esasperata ricerca di un equilibrio tra l'Io, la sua consapevolezza, le sue aspettative e la prigione di una corporeità che non vi corrispondeva.

Vorrei che la gente capisse che l’obesità è una malattia. L’obeso è un malato non un cretino che si trascura. Si per­dona tutto dei difetti fisici, se sei cieco, se sei zoppo, se sei rachitico, ma se sei obeso no. Alle persone obese non si perdona nulla. Anzi, li si col­pevolizza, non capendo che sono persone che vanno aiutate, che il loro problema è di testa non di pancia. Non si ha la minima idea di quanto un obeso possa soffrire e cosa sia di­sposto a fare per superare la sua condizione.

Questa disponibilità a superare una condizione vissuta come inadeguatezza assoluta, tale da influenzare pensieri, affetti, storie amorose e vita quotidiana di una giovane donna innamorata dei viaggi e delle lingue e che si vedeva hostess sulle rotte aeree del mondo, questa disponibilità, si diceva, condurrà l'autrice alla scelta estrema dell'intervento chirurgico.

Sapevo benissimo che non mi sarei svegliata magra, ma comunque in un modo nuovo e non avevo dubbi sarebbe stato quello che avrebbe risolto il mio problema in via definitiva.

E' lei stessa a chiedersi se questa scelta sia stata la vittoria che le ha permesso di affiancare all'immagine di chef con le sneakers fra pentole e fornelli, quella di elegante e fascinosa donna con il tacco 12; o la sconfitta di una preoccupazione e di una lotta costante con la propria fisicità. I due quesiti si annullano però in una certezza: quella di aver capito che l'obesità sopravvive e si sconfigge nella testa, perché “...lo stomaco è nel cervello” e l'equilibrio va cercato nella psicologia e nel capire chi siamo, chi vogliamo essere e come vogliamo esserlo.

 

Il libro, come si diceva, è di godibilissima lettura e anche di immedesimazione, perché di lotte con i “mali oscuri” – in questo caso il rapporto con l'obesità – è fatta l'esistenza di ognuno di noi. E poi per la sua scorrevolezza narrativa e gli intermezzi ironici, imperniati soprattutto sugli equivoci e le situazione buffe generate dai figli, oggi ventenni, fisicamente molto diversi, perché nati da due unioni molto diverse. Ai lettori carpigiani, poi, evocherà ricordi legati a Franco Camurri, l'adorato padre di Stefania, dalla sconfinata generosità e inventiva; alla madre, Norina, emersa poco a poco dal rapporto inizialmente conflittuale come una sponda di valori solidi e di rigore; e alla sorella Valeria, più giovane, ma solido punto di riferimento. Sono stati i protagonisti di una vicenda di ristorazione, che ha coinvolto anche l'autrice del libro nelle pause tra gli studi universitari e i soggiorni all'estero e transitata dalla Corbeille di viale Carducci alla Locanda nel Frutteto di Sant'Antonio in Mercadello, fino  all'approdo al Club Giardino, seguito dal ritiro nell'agosto 2020, salutato con commozione dalla comunità cittadina.