“A volte, girando su se stesso come in un vortice, il viaggiatore può immergersi come in un film in una successione di veloci fotogrammi in cui si scorgono a tratti il teatro, il palazzo, il duomo, il municipio, la lunga fila di arcate che apre a un mondo che non finisce, ma continua....”. No, non si tratta di “Eutropia” o di “Diomira” o di “Ersilia”, una, insomma, delle "Città invisibili” raccontate da Italo Calvino. E' proprio Carpi, invece, ripercorsa nel testo di Sara Gozzi ricco di accenti che ricordano i visitatori della città di fine Ottocento e di uno di loro, in particolare, quell'Hans Semper che ne rimase abbagliato. segue
Ma, messa in fila, nella recitazione delle ragazze del laboratorio "Fare Teatro”, con le surreali e vertiginose descrizioni di Calvino, anche l'immagine di Carpi assume quei contorni fiabeschi che spesso sfuggono a noi che ci stiamo dentro tutti i giorni, noi che alla fine la viviamo proprio come se ci fosse davvero invisibile. E' un po' la chiave, questa, per leggere "Imago urbis”, la mostra inaugurata ieri alla sala Khaled all'ultimo piano di Palazzo Pio: mappe storiche della città, come quella celeberrima di Luca Nasi del XVII secolo, disegnata nella prospettiva che non poteva che essere “a volo d'uccello”, in assenza di droni. Ma partendo da mappe come questa, attingendo anche alle fonti documentali e alle nuove tecnologie, il personale del Museo e degli Archivi, con la collaborazione di studiosi dell'Università di Padova, ha potuto tradurre in un modello 3D il “farsi” del cuore monumentale della città nel corso dei secoli. Lo si può vedere in mostra, ma ognuno può portarselo a casa inquadrando con lo smartphone i QR Code sparsi un po' ovunque nel Palazzo. E' un progetto, questo, avviato nel 2012, ha spiegato la Responsabile di Musei, Archivi e Teatro, Manuela Rossi, che ha preso le mosse dallo studio del Torrione approfittando dei lavori in corso, per proseguire con la Cattedrale, il Tempio di San Nicolò e infine il Palazzo dei Pio, la ricostruzione più ambiziosa. Ma è un lavoro, ha sottolineato Rossi, per niente concluso, in costante aggiornamento e aperto alle novità che restauri e approfondimenti storici e archivistici portassero alla luce.
Che tutta "Imago Urbis” sia un'operazione culturale viva e aperta lo ha dimostrato al numeroso pubblico intervenuto all'inaugurazione di sabato pomeriggio la proiezione del video diretto da Federico Baracchi, con l'aiuto di Gabriele Zambelli per le scenografie e di Riccardo Camellini per l'audio. Ne sono protagoniste le ragazze che poco prima avevano recitato brani dalle "Città invisibili” e che questa volta le hanno interpretate, prestando i loro volti e i loro corpi, con le acconciature e le morbide volute curate da Enrica Devoto, alle varie "Zobeide”, “Armilla”, “Tecla”, “Melania”. Splendidamente fotografato da Baracchi e percorso dalle ragazze nei suoi meandri più segreti, il Teatro è diventato di volta in volta cunicolo sotterraneo, intreccio di tubi, sospensione aerea, scale in ascesa verso il nulla, scenografie puntellate di cupole e torri: proprio come dovevano essere le città immaginate da Calvino e che solo lui sapeva vedere.
Mostra e filmato saranno visibili fino al 20 ottobre 2024, al secondo piano del Plalzzo dai Pio da martedì a venerdì (10 - 13), sabati, domeniche e festibi (10 - 18).