Scaricabile da Kindle o acquistabile su Amazon

''Le Zebracronache'' il libro autoironico sulla Juventus dello juventino Andrea Manicardi

Scritto con uno stile narrativo che ricorda Stefano Benni e Paolo Villaggio, smonta con ironia surreale il tifo fanatico

La protagonista assoluta è la Zebra assassina – nome scientifico Equus hippotigris ferox – detta anche Juve, Ggiuve o Vecchia Signora e definita “ibrido unico in natura, in parte squadra di pallapiede in parte equide onnivoro di medie dimensioni e indole predatoria, appartenente all'ordine Societas e al genere Calcysthica”. Intorno, nel libro scritto da Memedesimo e intitolato ”Le Zebracronache” (Dora&Kiki Publishing Company, Londra 2021, 382 pagine, scaricabile da Kindle e acquistabile su Amazon a 17,67 euro), intorno, si diceva, le ruotano i Parmularius insatiabilis arrogans, detti anche Gnegna, che sono poi gli incontentabili e ipercritici tifosi juventini; ma anche, all'incontrario, le schiere foltissime dei Gufi portarogna, ovviamente a danno della medesima Zebra, nelle quali si distinguono le tribù dei Prescrittoni nerazzurri, dei Frignoni romaneschi, dei Chillavisto meneghini, degli Scassaminchia raglianti vesuvianensi, dei Bischeri gigliati e dei Bovidi granata. E poi, dopo una serie di scherzose e spassose biografie dei protagonisti in bianconero delle stagioni, dal 2016/17 al 2019/20, comincia la serie di trentacinque cronache esilaranti, ironiche e autoironiche liberamente ricalcate con ampia licenza poetica e creativa sulle partite realmente disputate dalla Juventus in quelle annate. (segue)

 

Ma chi si nasconde dietro lo pseudonimo di questo autore dalla penna arguta e immaginifica, intinta in un linguaggio rutilante, carico di invenzioni, con digressioni nella cultura alta e in quella pop, dallo stile narrativo che oscilla fra Stefano Benni e Paolo Villaggio, con un occhio al Gianni Brera dell'Arcimatto? Si chiama Andrea Manicardi, è carpigiano, ha cinquant'anni e oltre a essere, ovviamente tifoso juventino dal forte sense of humour – nel senso di innamorato dei colori bianconeri, ma senza fanatismi –, si diletta di musica (“Mi limito a strimpellare il basso e a scrivere testi di canzoni”), e nella vita fa di professione l'avvocato civilista. «Ma coltivo da sempre il piacere e il divertimento di scrivere cronache molto particolari delle partite della Juventus – spiega – che carico sul mio profilo facebook. Hanno avuto un certo successo fra i miei amici, al punto che quando tardo a raccontare le partite in chiave comica o surreale, come piace a me, arrivano a sollecitarmi».

 

L'idea di fondo del libro, però, gli è venuta da un episodio preciso che gli ha permesso di considerare il tifo sportivo in tutt'altra luce, rispetto a quella in cui siamo abituati a vederlo: «Mi trovavo a Tampa, in Florida – racconta – e da appassionato del football americano quale sono, ho voluto gustarmi un incontro fra i Miami Dolphins e i Tampa Bay Bucaneers. La partita non fu granché, ma lo spettacolo offerto dai tifosi, davvero grandioso. Prima, nell'enorme parcheggio davanti allo stadio, in quell'afoso pomeriggio di agosto i tifosi delle due squadre erano mescolati ad abbuffarsi tutti insieme di carni al barbecue e ad affogarsi di birra. Poi, durante la partita, le due tifoserie, composte da uomini, donne e bambini, hanno continuato a mischiarsi, sostenendo a tutta forza le rispettive squadre, anche con sfottò e cori, ma senza che ci fosse bisogno di settori separati per ragioni di sicurezza. Il massimo che poteva capitare erano energiche e reciproche pacche sulle spalle. E allora mi sono detto: perché non provare a scrivere di calcio e della mia squadra con il medesimo spirito pungente, sarcastico e anche surreale e fanciullesco di quei tifosi? Perché non introdurre un po' di buonumore goliardico in un mondo così serioso com'è il calcio di casa nostra, ricordando che si può a tifare per i propri colori senza bisogno di offendere gli avversari? Non so se ci sono riuscito – conclude Manicardi –: mi accontenterei di scoprire che, leggendomi, anche uno solo dei cosiddetti antijuventini abbia ceduto alla tentazione di farsi una risata, al di là delle fedi calcistiche e cogliendo la leggerezza del tutto».