Omaggio alla femminilità della Belle Epoque

Visitare la mostra “Omaggio alla femminilità della Belle Èpoque, l’eleganza da sfogliare” allestita nei locali del Museo d’Arte MAGI900, a Pieve di Cento (Bologna), è come sprofondare nelle atmosfere della Carpi modaiola degli anni tra i Sessanta e i Novanta. Chi non ricorda quella città opulenta, quando la moda sembrava prevalere su tutto? Lo shopping sfrenato, abiti per ogni occasione, gioielli, locali eleganti, pranzi sontuosi, automobili, case, viaggi per le rassegne della moda a Firenze, Milano, Londra e Parigi? E le donne che hanno creato ed esportato la fortuna economica di Carpi con il loro desiderio di emancipazione, il loro stile, la loro creatività, la loro femminilità, insomma donne pazze per la moda e che hanno fatto un’epoca? Non sembri esagerato accostare quel trentennio spensierato vissuto dalla nostra cittadina alla grande Parigi del periodo storico, socio-culturale e artistico che va sotto il nome di Belle Èpoque, originatosi nell’ultimo ventennio dell’Ottocento e bruscamente interrotto dallo scoppio della Grande Guerra. Perché è proprio questo che si prova percorrendo le sale espositive di questa interessante mostra permanente, allestita con grande cura da Fausto Gozzi e Valentina Tassinari.Come da noi a Carpi, anche allora a Parigi erano tutte pazze per la moda: signore e signorine di città e di paese, sartine, intellettuali e donne fatali, dame d’alto lignaggio e modiste, tutte desiderose di seguire le frivolezze ed i capricci dell’eleganza, con il desiderio di vivere occasioni mondane nei bistrot e in locali come il Moulin Rouge, fare vacanze memorabili o diventare icone di stile come la magnetica marchesa Casati o essere immortalate da grandi artisti Alcune delle opere presenti nel museoed illustratori.

E in questa atmosfera in cui si rivive l’euforia di quegli anni, è possibile ammirare alcuni capolavori famosi come il dipinto di Giovanni Boldini, Il Cappellino Azzurro, oppure lavori quasi del tutto inediti come le splendide illustrazioni a tempera di Lutz Ehrenberg che rappresentano il più importante nucleo museale dedicato a questo importante artista. Tante altre sono le opere esposte come quelle di Aroldo Bonzagni, Vittorio Matteo Corcos, Paul César Helleu, Adolphe Villette, Gustav Klimt e la collezione di sculture italiane tra cui i bronzi di Luigi Supino, Corrado Betta, Tullo Golfarelli, Bassano Danielli. E ci sono le bacheche con le bellissime pubblicazioni di Le Sourire, Gil Blass, Le Frou Frou, La Vie Parisienne, Fantasio Jugend, Moderne Kunst, Lustige Blatter e le italiane Margherita, Cordelia e La Domenica del Corriere, con un rarissimo esemplare di Le Rire (1895-96) che contiene alcune delle più ricercate litografie di Toulouse-Lautrec. A corollario abiti, ventagli, cappelli, bustini, scarpe e acconciature, e si rivive in pieno il mito della Belle Èpoque. Al termine della visita, meritano una passeggiata le suggestive vie nel centro di Pieve di Cento prima di rientrare nello scenografico Museo MAGI900 circondato da un giardino dedicato alle sculture, con una serie di spazi polivalenti per eventi temporanei. Inaugurato nel 2000 con il recupero di un vecchio silo del grano del 1933 è stato successivamente ampliato e ora copre una superficie di novemila metri quadrati di esposizioni.

Unico nel suo genere, questo Museo privato ospita capolavori di grandi maestri italiani del Novecento come Giorgio de Chirico, Fortunato Depero, Carlo Carrà, Lucio Fontana, Alberto Burri, Amedeo Modigliani, Giovanni Boldini. Vi sono varie sezioni dedicate ad autori internazionali, all’arte dell’Africa e del Sudamerica e numerose raccolte monografiche inedite di artisti italiani contemporanei. Tutta questa bellezza e ricchezza nasce dalla grande passione per l’arte di Giulio Bargellini, industriale, collezionista, fondatore del Museo MAGI900 che, grazie alla sua vivace personalità ed al forte rapporto di amicizia con gli artisti, ha saputo conferire una identità eclettica a questa vasta collezione museale che merita una seconda visita. Magari per ammirare un’opera che vi è esposta del pittore carpigiano Edi Brancolini.

FONTE: Magda Gilioli