''Sciuscià'': l’11 ottobre a Carpi la presentazione del libro di Bruno Maida sui bambini e i ragazzi di strada nel dopoguerra

Alle ore 18.30 presso la Libreria Fenice l’incontro con l’autore, che dialogherà con Giulia Dodi dell’Istituto Storico di Modena

"Sciuscià" è tra le parole italiane più conosciute al mondo: resa celebre dall’omonimo film di Vittorio De Sica, è arrivata, forse più di ogni altro aspetto sociale ed economico, a incarnare la condizione dell’infanzia povera e abbandonata nell’Italia nel dopoguerra.  La loro storia sarà raccontata venerdì 11 ottobre, alle ore 18.30, presso la Libreria Fenice di Carpi, in via Mazzini n°15, quando si terrà la presentazione del libro "Sciuscià. Bambini e ragazzi di strada nell'Italia del dopoguerra 1943-1948": l’incontro, nel corso del quale l’autore, lo storico Bruno Maida, dialogherà con Giulia Dodi dell’Istituto Storico di Modena, nell’ambito della rassegna "Letture d’autore. Incontri con un libro", promossa dalla Fondazione Fossoli in collaborazione con l’Istituto Storico di Modena. 
L'incontro è riconosciuto ai fini dell'aggiornamento docente: a tal fine verranno rilasciati gli attestati di partecipazione.
L’ingresso è libero e gratuito, senza prenotazione. segue

Dalla liberazione di Napoli nel 1943 fino alla fine del decennio, i bambini e i ragazzi di strada sono il simbolo del contrasto tra un’infanzia come immagine positiva del futuro e un’infanzia “pericolosa” che vive ai margini della società e spesso è costretta a delinquere. Nascono moltissime iniziative assistenziali, religiose e laiche, per nutrirli, vestirli, educarli. Gli sciuscià diventano così protagonisti di un progetto di salvezza dell’infanzia e le loro storie sono raccontate dal cinema, dalla letteratura, dalla fotografia, dai diari e dalle memorie. Le pagine del libro di Maida raccontano le vicende di quei bambini e ragazzi di strada chiamati "sciuscià". Non è quindi in senso stretto la storia dei lustrascarpe che nei primi anni del dopoguerra popolano le grandi città italiane, in particolare Roma e Napoli, invase dai militari alleati a cui di fatto si deve il nome; neppure la storia del film di Vittorio De Sica, vincitore del premio Oscar come migliore pellicola straniera nel 1948, che ha reso la parola ‘sciuscià’ famosa in tutto il mondo. Eppure il libro è anche la storia dei lustrascarpe e del film di De Sica, per tre motivi. segue

Il primo è politico e culturale. L’intreccio di creatività e avversità di cui parla la motivazione dell’Oscar al film sembra dipingere il tradizionale stereotipo dell’italiano che se la cava in qualche modo, si arrangia e alla fine o sparisce nel gorgo luciferino della miseria o, baciato dalla fortuna, conquista il successo. Il secondo è che "sciuscià" è una sineddoche. I lustrascarpe sono la parte visibile di una massa di bambini e ragazzi orfani, poveri e profughi che vivono e sopravvivono nelle strade delle città italiane del dopoguerra. Il terzo è il valore per così dire universale, nel tempo e nello spazio, dello sciuscià. La sua figura di bambino è quella che aggruma l’idea di tutte le infanzie vissute ai margini della società nel corso del Novecento: vittime dei cambiamenti che investono le comunità dopo guerre e catastrofi oppure espressioni icastiche dell’umanità dimenticata e offesa a ogni latitudine.
Bruno Maida è professore di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni si ricordano ‘La Shoah dei bambini. La persecuzione dell'infanzia ebraica in Italia (1938-1945)’, ‘L'infanzia nelle guerre del Novecento’ , ‘I treni dell'accoglienza. Infanzia, povertà e solidarietà nell'Italia del dopoguerra 1945-1948’.