Silvia Righi si aggiudica il Premio Pordenonelegge Poesia 2021

A un solo anno dalla sua pubblicazione Demi-monde, opera prima di Silvia Righi per la casa editrice NEM, vince la terza edizione de I poeti di vent’anni. Pordenonelegge Poesia 2021, scalzando gli altri due finalisti, Dimitri Milleri con Sistemi (Interno Poesia) e Riccardo Socci con Lo stato della materia (Arcipelago itaca). Alla giovane scrittrice, dunque, un riconoscimento assai ambìto, che viene dedicato ai poeti nati dal primo gennaio 1991 al 31 dicembre 2000 con l’obiettivo di rinnovare l’attenzione per un genere, la poesia, che nel tempo ha saputo mutare pelle tra le generazioni. 

Classe 1995, nata a Correggio, Silvia è laureata in Lettere Moderne all’Alma Mater di Bologna si occupa da cinque anni di comunicazione ed eventi culturali, collaborando all’organizzazione di manifestazioni come Festivaletteratura (Mantova) e Festa del Racconto (Carpi). Gestisce, inoltre, un gruppo di lettura under 35 presso la Biblioteca Loria di Carpi, è redattrice del blog MediumPoesia e ha curato insieme a Simone Burratti e a Stefania Margiacchi il progetto di poesia e arte contemporanea Paralleli. Nel 2020, ha infine pubblicato con la casa editrice NEM la sua opera prima, Demi-monde. “Un libro infestato di fantasmi”, lo ha definito la stessa autrice. Un non luogo sospeso tra i mondi possibili che ciascuno abita nel suo agire; “l’occhio che si spalanca mentre il sogno è ancora in corso”: per questo esso ha a che fare con la metamorfosi e il transito tra la dimensione della fiaba e della realtà, tra incompiutezza e desiderio di compiersi nel fondersi dei corpi, il cui rovescio è tuttavia la violenza e una rinnovata solitudine, per l’impossibilità di colmare la malinconia dei generi e delle forme. 

«Demi-monde è l’espressione-chiave intorno alla quale ho costruito il libro – spiega Silvia Righi –. Non è scelto a posteriori, è il centro, è il punto d’origine: era il titolo di una feroce commedia scritta nel 1855 da Alexandre Dumas figlio, all’interno della quale veniva rappresentato satiricamente un mondo che non era né borghesia né aristocrazia, ma un mondo a metà tra questi, corrotto e decadente, fatto di eccessi, droghe e sesso. Tuttavia, ho iniziato a porlo seriamente al centro della mia riflessione quando, nella serie tv horror Penny Dreadful, il termine è stato usato per indicare una dimensione sospesa tra l’umano e il soprannaturale, quella popolata dai vampiri, dalle streghe, dai licantropi. Quello che io do a Demi-monde è un terzo significato, generato dalla rielaborazione di questi precedenti: è l’esistenza di ogni individuo, il mondo possibile sospeso tra altri mondi possibili che lo seguono e che lo precedono. E’ la transizione». E’ stato il romanzo di Nadia Terranova, Addio fantasmi, a ispirare Silvia. «E’ stato importante per dar corpo all’immaginario e sviluppare un linguaggio che fosse allo stesso tempo onirico e feroce – spiega -. Dopo di che ho dato libero sfogo alla mia ossessione per la lirica dei trovatori e delle trovatrici, ho preso molto da John Donne e dai sonetti di Shakespeare, ma anche da Anne Sexton, Sylvia Plath e Ted Hughes. Per la poesia italiana, invece, alcuni miei riferimenti sono stati Cristina Campo, Mario Benedetti, Franco Fortini, Carmen Gallo, Tommaso Di Dio, Francesco Maria Tipaldi e Simone Burratti. In Demi-monde, però, ci sono molti riferimenti extra-letterari: avevo in mente i colori pastello di Sofia Coppola e le stanze rosse di Gaspar Noé, tanto le atmosfere di Mulholland Drive di Lynch quanto le visioni surreali della serie tv The OA o di Another Earth di Mike Cahill,. Demi-monde è un libro che spero possa essere anche un’esperienza visiva per il lettore. Il che è quasi un paradosso».