Studenti del Meucci ciceroni a Nonantola per le Giornate Fai d'Autunno

Li hanno chiamati “Apprendisti Ciceroni”: sono gli studenti dell'Istituto Meucci di Carpi (ph. Gazzetta di Modena) che, con i loro colleghi del liceo scientifico Wiligelmo di Modena, si sono prestati come volontari a fare da guida per le Giornate Fai d'autunno che si sono tenute lo scorso week end per iniziativa del Gruppo Fai Giovani e della Delegazione Fai di Modena. I luoghi, scelti dal Fai, dove i ragazzi dell'istituto carpigiano hanno guidato i numerosi visitatori sono stati in particolare il palazzo sede della Partecipanza agraria di Nonantola e l'Oasi naturalistica del Torazzuolo, che si estende in gran parte sui terreni della stessa Partecipanza. Ma già in altre occasioni, prima della pandemia, gli studenti del Meucci hanno collaborato con le iniziative del Fai, illustrando ai visitatori siti importanti come l'Accademia di Modena e l'Osservatorio astronomico collegato all'UniMoRe.

(segue sotto)

Sono sei, come noto, le partecipanze agrarie emiliane e quella di Nonantola è l'unica in provincia di Modena. E' anche fra le più antiche, visto che l'atto con il quale l'abate Gotescalco di Nonantola concedeva alla popolazione il diritto d'uso dei terreni coltivabili posti nel territorio comunale della località risale al 1058 e sopravvive tuttora. Di fatto la partecipanza è una formula collettiva di gestione dei terreni agricoli alternativa alla proprietà e che consolida il senso di appartenenza alla comunità. Anche oggi, ogni dodici anni, si tiene il sorteggio per l'assegnazione di una “bocca” di terra. L'oasi del Torazzuolo rientra invece nel dieci per cento di terra della partecipanza che non viene ripartito, in quanto destinato a bosco e zona umida, meta di molte scolaresche e visitatori. E' una delle aree naturalistiche più estese della pianura padana, della quale riproduce il paesaggio – fatto di boschi, paludi, prati, siepi e corsi d'acqua – come doveva essere prima dell'Ottocento, quando si iniziò la progressiva messa a coltura dei terreni, convertiti soprattutto a cereali all'inizio del Novecento.