Carretti (Sea): da Pitti Uomo risultati superiori alle attese

«Sono tornato pienamente soddisfatto, abbiamo portato a casa risultati superiori anche alla partecipazione all'ultima edizione pre pandemia» ci dice Giorgio Carretti, titolare di Sea (marchio Bellwood) reduce dal recente  Pitti Uomo a Firenze dedicato alle collezioni Autunno Inverno 22/23. Il tono è quello di chi proprio non se l'aspettava, dato il momento e dopo aver confermato la propria adesione alla rassegna, nonostante la stampa di settore avesse dato ampio risalto alle defezioni di alcuni big, Cucinelli in testa: «Paradossalmente – riprende Carretti – l'assenza di nomi altisonanti che polarizzano di solito l'attenzione generale, ha stimolato la curiosità verso realtà più modeste, ma originali e qualitativamente molto valide. La nostra collezione, poi, era valorizzata da uno stand particolarmente bello e ben congegnato. Certo, le defezioni sono state tante, ma questo ha finito per marcare la presenza di espositori ben selezionati e validi». E aggiunge: «C'è poi un'altra spiegazione, parallela all'altra, di un risultato che considero superiore alle aspettative. Come gli espositori, anche i visitatori sono stati meno che in passato, ma erano davvero interessati: i contatti con i clienti internazionali più lontani sono stati pochi, più numerosi quelli con gli europei e con buoni esiti. E' stata un'edizione qualificata, insomma: con meno contorno di curiosi che vengono a copiare o a cercare di vendere progetti e idee».

 

La regola del “pochi ma buoni”, insomma, avrebbe trovato una applicazione anche in questa circostanza, sullo sfondo di una Firenze che le testimonianze dei giorni di Pitti Uomo hanno descritta come insolitamente deserta: «E' vero. La città, del resto, vive sui numeri – spiega ancora Carretti – e capisco le lamentele degli addetti al turismo e alla ristorazione. Uno stand a Pitti, invece, vive soprattutto sulla qualità e su questo confermo tutta la mia soddisfazione».  

Molte delle sensazioni comunicate da Carretti hanno trovato conferma nelle testimonianze anche di altri espositori, comparse su diverse testate di settore: vi si parla di segni di vitalità e bilanci positivi; di aspettative, non certo alte, che sono state superate; di molti buyer, sia pure con assenze importanti soprattutto da Giappone e Stati Uniti, provenienti da Paesi ex Urss, Corea, Medioriente, Spagna, Germania, Uk e Francia. Dal canto suo, l'amministratore delegato di Pitti Immagine, Giorgio Napoleone, ha dichiarato: «È stata un’edizione complessa e positiva allo stesso tempo: abbiamo perso il 10 per cento degli espositori rispetto a un mese prima dell’apertura (ma le defezioni maggiori si erano già registrate prima, ndr), ma abbiamo accolto buyer da tutto il mondo. Alcuni sono arrivati da Paesi “impensabili”, eppure la forte motivazione li ha spinti fino a Firenze». Gli “impensabili” di cui parla Napoleone, con riferimento alle ristrettezze imposte dalla pandemia, sono alcuni buyer arrivati da Cina, Corea, Hong Kong.