In merito al tema del cosiddetto “payback sanitario”, il meccanismo che introduce un tetto alla spesa sostenuta a livello nazionale e regionale per acquisti di beni e servizi in ambito sanitario, in particolare per i dispositivi medici, chiamando a concorrere al ripiano dell’eventuale superamento del tetto le imprese fornitrici in misura pari all’incidenza percentuale del proprio fatturato sul totale della spesa a carico del Servizio Sanitario regionale, il presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Valter Caiumi, dichiara: “Siamo stupiti dalla recente doppia sentenza della Corte Costituzionale che dichiara legittima la norma del payback. Precisiamo che, solo per la nostra Emilia Centro, per il triennio 2015-2018 le imprese dovranno versare decine e decine di milioni di euro. Ma il tema qui va oltre l’entità. È il principio base che sta nelle regole del mercato e dell’economia che è palesemente leso. Inconsapevolmente ci siamo ritrovati azionisti di un ente pubblico e compartecipiamo ai risultati solo negativi della sua gestione, senza aver avuto voce in capitolo. Questa norma va abrogata immediatamente e con effetto retroattivo. Non dimentichiamoci che molte delle nostre imprese, che generano occupazione sul territorio, lo fanno con headquarters fuori dal paese Italia e in molti casi anche fuori dall’Europa. Questa pesante manovra a loro discapito manda in fumo, in un solo attimo, anni di sforzi per attrarre investitori esteri e convincerli della credibilità del nostro territorio e del sistema Italia. Non c’è peggior danno che si possa fare al nostro Paese in questo momento, seguendo per altro una norma concepita e varata quasi 10 anni fa e di cui oggi cogliamo tutti e solo gli effetti negativi. Chiediamo al governo uno sforzo distintivo per difendere i principi della nostra economia”.
La nota del Presidente di Confidustria Emilia Centro va ad aggiungersi ad analoghe prese di posizione che hanno visto esponenti del Pd concordare con Fratelli d'Italia. Dichiara per esempio il scoordinatore del Pd della Bassa modense, Simone Silvestri: “Come abbiamo detto più volte, quella del Payback per i dispositivi medici è una norma ingiusta, che va modificata al più presto in quanto non tiene conto delle difficoltà crescenti dei produttori, e riversa sulle imprese fornitrici il carico di spese anche straordinarie sostenute per combattere l’emergenza Covid. Ora governo e parlamento devono risolvere al più presto questa delicatissima questione, se non vogliamo mettere in serio pericolo un intero comparto produttivo ad altissima specializzazione e grande impatto economico sul territorio e sull’interno Paese. Da parte nostra, stiamo attivando tutti i canali parlamentari e i consiglieri regionali perché continuino a far pressione e se possibile la aumentino ulteriormente”.
In precedenza, il Senatore di Fratelli d'Italia, Michele Barcaiuolo, si era espresso in questi termini: “Prendiamo atto che la Corte Costituzionale, pur riconoscendo palesi criticità riguardo, soprattutto, alla tutela delle aspettative delle imprese e alla certezza dei rapporti giuridici della norma pensata nel 2015 dal governo Renzi, ha ritenuto di confermare la costituzionalità del meccanismo del payback richiesto alla aziende di dispositivi medici per il triennio 2015-2018, sottolineando chiaramente che si tratta di una valutazione circoscritta alle particolari condizioni di crisi dell’arco temporale preso in esame. Ora auspichiamo che si aprano margini di azione per affrontare e correggere le criticità normative persistenti per gli anni successivi e per affiancare e supportare il comparto nella gestione di una crisi di sistema senza precedenti. La sentenza e le sue conseguenze in termini di impatto economico e occupazionale mettono a rischio una filiera industriale di eccellenza come quella del biomedicale, che a Mirandola vede uno dei distretti di maggiore rilevanza a livello europeo. Siamo consapevoli come gran parte delle imprese non solo saranno nell'impossibilità di sostenere il saldo di quanto richiesto dalle regioni, ma saranno altresì costrette ad avviare procedure diffuse di mobilità e licenziamento, ad astenersi dalla partecipazione a gare pubbliche. Ciò causerà danni al comparto industriale, ai lavoratori e a diritto alla salute di cittadini e pazienti. A dispetto delle parole di soddisfazione di qualche governatore regionale di sinistra che predilige l’avanzo di bilancio a scapito dei posti di lavoro e della tutela della salute dei propri elettori, ci tengo a rassicurare le tante aziende del biomedicale modenese che mi farò promotore di iniziative concrete affinché questo Governo possa agire e perché nessuno sia lasciato nell’impossibilità di lavorare, produrre pagare gli stipendi ai propri lavoratori e garantire forniture di qualità ai nostri ospedali”