Il nipote dell'ultimo principe di Carpi sotto la lente di don Giacomo Cardinali, studioso della Biblioteca Vaticana

Quel gran collezionista di 'anticaglie' che fu il cardinale Rodolfo Pio

Un ritratto del tutto inedito e per certi aspetti anche informale di un "grande" del Cinquecento, un cardinale nato a Carpi dalla progenie dei Pio di Savoia e che per poco non assurse al soglio papale; la figura di Rodolfo Pio, figlio di Leonello e nipote di Alberto III Pio, appassionato raccoglitore di opere d'arte, libri preziosissimi, reperti archeologici e "anticaglie" che oggi sono sparse in tutti i maggiori musei del mondo, è stata scandagliata da un giovane sacerdote, don Giacomo Cardinali, studioso che lavora alla Biblioteca Apostolica Vaticana (BAV), il quale ha trasfuso una sua paziente ricerca su Rodolfo e le sue favolose raccolte antiquarie in un prestigioso volume riccamente illustrato edito nella collana "Documenti e riproduzioni" edita proprio dalla Biblioteca Apostolica Vaticana.

 

Il volume - che per molti suoi aspetti del tutto inediti è una piacevole sorpresa per gli studiosi di cose carpigiane -è stato presentato sabato pomeriggio nella sala delle vedute di Palazzo Pio per iniziativa del FAI di Modena e del Comune di Carpi, presenti, oltre all'autore, il presidente del FAI di Modena, Vittorio Cavani, l'assessore alla Cultura del Comune di Carpi, Davide Dalle Ave e la direttrice dei Musei di Palazzo Pio, Manuela Rossi.

Nel suo libro, frutto di pazienti e documentate ricerche all'interno di quella miniera di fonti storiche che è la BAV, don Cardinali ha cercato di ricreare il "clima" di quella Roma cinquecentesca, al tempo del concilio di Trento, quando Rodolfo, sulla scia dello zio Alberto III Pio, si dà, in competizione con gli altri prelati e gli umanisti dell'epoca, alla raccolta dei marmi e dei bronzi dell'antichità che nella sua villa sul colle Quirinale il cardinale di Carpi alterna ad opere pittoriche di grandi artisti del suo tempo, a una biblioteca ricchissima di manoscritti e di incunaboli, a raccolte epigrafiche ancora oggi studiate con passione dagli specialisti.

 

Il tutto con l'intenzione dichiarata di tracciare un profilo umano e personale di questo carpigiano che nacque a Carpi ma che trascorse gran parte della sua vita altrove, tra Roma, Parigi e le Marche, sempre al servizio della Chiesa e della cultura. Rodolfo, è stato sottolineato, è stato uno dei primi a mettere a disposizione dei visitatori i suoi giardini disseminati di stratue classiche e le sale di rappresentanza dei suoi palazzi, costellati di opere d'arte. Il bel volume di Giacomo Cardinali, grazie anche all'amplissimo apparato iconografico e documentario ("mi sono fatto mettere a disposizione dai miei colleghi della Vaticana tutte le mappe disponibili della Roma del Cinquecento", ha affermato) merita di entrare a buon diritto in tutte le biblioteche e, in particolare, in quelle dei carpigiani che - nonostante tutto - poco sanno ancora oggi di quell'illustre porporato di nome Rodolfo.

(Nella foto: da sinistra, Vittorio Cavani, don Giacomo Cardinali, l'assessore Dalle Ave e Manuela Rossi)