Memorie - Apparteneva a donna Sveva legata a Carpi da una lunga storia dinastica

Riapre palazzo Colonna che è anche storia dei Pio

Nei giorni scorsi a Roma, sono state riaperte al pubblico, dopo un felice riallestimento, diverse sale di palazzo Colonna in via della Pilotta. Le sale di questo antico palazzo, residenza dal XIV secolo della nobile famiglia romana dei Colonna, sono dedicate alla figura di Donna Sveva Colonna, scomparsa nel 1999, e legata alla storia di Carpi da una lunga discendenza dinastica. Sveva Colonna, infatti, sposò nel 1932 Don Alfonso Pio Falcò, principe spagnolo ed erede della casata dei Pio di Savoia di Carpi. Fu Don Alfonso che, prima della sua morte avvenuta nel 1967, donò alla prestigiosa Biblioteca Ambrosiana di Milano l'archivio di carte di famiglia (da allora denominato "Archivio Falcò Pio di Savoia") che raccoglie documenti, lettere, inventari e registri che ripercorrono cinque secoli di storia della famiglia dominante in Carpi, la famiglia Pio di Savoia. La genealogia della famiglia dei Pio si perde nelle nebbie dell'alto Medioevo, quando dal longobardo ceppo dei cosiddetti "figli di Manfredi", presero vita i diversi rami familiari dei Pio, dei Pico e dei Papazzoni. Uno studioso dell'ottocento, Pompeo Litta, ricostruì le genealogie di numerose "famiglie celebri" del suo tempo e, fra queste, anche quella dei Pio che a sua volte ebbe diversi rami. Quello dominante, discendente da Alberto III Pio di Savoia, ultimo principe di Carpi, confluì presto in altre casate perché ad Alberto, morto in Francia, sopravvissero solo figlie femmine: Margherita e Caterina. Nel '700 Isabella Maria Pio di Savoia, erede del titolo e delle carte di famiglia, andò in sposa in seconde nozze il nobile spagnolo Antoni Valcarcel Perez Pasto e, alcune generazioni dopo, Maria della Concezione, erede della coppia, sposò il principe Pasquale Falcò che assunse anche il nome di Pio di Savoia, tramandato finalmente al nostro Alfonso, sposo di Sveva Colonna. L'archivio Falcò Po di Savoia è stato studiato e pubblicato nel 1980 da Ugo Fiorina ed è tutt'ora una fonte inesauribile per coloro che studiano la storia della famiglia Pio e della città di Carpi. 

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