La firma del protocollo di intesa di Carpi Fashion System; le considerazioni del vice sindaco Stefania Gasparini e dell’imprenditore Gianluca Sacchetti

Il distretto di Carpi sulle pagine del Sole24Ore

Al protocollo di intesa di Carpi Fashion System firmato a fine maggio dai rappresentanti degli enti coinvolti il Sole24Ore ha dedicato, nei giorni scorsi, un ampio servizio.

Ampliamento dei soggetti partecipanti, ingresso formale di Camera di Commercio di Modena e Fondazione Democenter-SIPE e registrazione del marchio Carpi Fashion System. Sono queste le principali novità del protocollo siglato qualche mese fa (leggi qui). Il progetto non cambia nelle sue finalità e nei suoi propositi di contribuire al sostegno del distretto tessile locale attraverso le linee guida di internazionalizzazione, formazione e innovazione. Cambiano però le modalità in cui vengono erogati i contributi (e diventano più “istituzionali” i rapporti tra i soggetti partecipanti che sono organizzati in una cabina di regia che comprende la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi e i soggetti patrocinatori, vale a dire Comune di Carpi e le associazioni di categoria Cna, Lapam e Confindustria Emilia Centro. Vi fanno parte inoltre, come invitati permanenti, i cosiddetti "soggetti attuatori”, vale a dire Democenter, incaricato dell'innovazione, ForModena, della formazione, e Camera di Commercio, per l'internazionalizzazione.

“E’ stato più che dimezzato negli ultimi trent’anni dalla concorrenza asiatica e dal fast fashion e la pandemia ha dato il colpo di grazia nel 2020 tagliando di netto il 24 per cento delle esportazioni (dati Monitor Intesa Sanpaolo) – si legge nell’articolo a firma di Ilaria Visentini –. Ora il distretto della moda di Carpi (circa 700 imprese tra tessile e abbigliamento e 4 mila 500 addetti) prova a rialzarsi, mettendo insieme per la prima volta tutta la comunità di stakeholder attorno a un progetto di rilancio che ha come quattro pilastri la formazione, l’innovazione, l’internazionalizzazione e la promozione. Un accordo territoriale che adotta le linee guida del Pnrr e fino al 2023 finanzierà la rinascita del tessuto produttivo”.

Il nuovo protocollo prevede la registrazione del marchio Carpi Fashion System alla Camera di Commercio di Modena che provvederà inoltre all’acquisizione del marchio Moda Makers, già esistente e depositato dall’attuale titolare, il Consorzio Expo Modena.

“Moda Makers è nata come fiera locale del tessile, ma piano piano sta crescendo, già nell’ultima edizione un terzo delle aziende arrivava da fuori regione, un primo piccolo passo del nostro progetto per riportare il distretto al centro del sistema moda italiano e internazionale – commenta Stefania Gasparini, vicesindaco del Comune di Carpi con delega a Economia e Formazione professionale –. Il protocollo che abbiamo firmato e che sarà in vigore per due anni ha alle spalle una ricerca che abbiamo finanziato e commissionato a economisti e sociologi di fama e che mette nero su bianco la necessità di passare dalla città-distretto a un ecosistema della formazione superiore e dell’innovazione”.

Il riferimento è allo studio “Economia e comunità di Carpi. Le prospettive del distretto del tessile-abbigliamento”, messo a punto da un team di studiosi composto da Franco Mosconi, Massimiliano Panarari, Giovanni Carrosio e Paola Ruggiero, per analizzare punti di forza e di debolezza del territorio e delineare le strategie per ripartire (leggi qui).

Al Sole24Ore Gasparini ribadisce l’intento di realizzare un’azione di marketing territoriale alla stregua del brand Motor Valley “…che a differenza di Prato è costituita da marchi e aziende madri ancora tutte italiana – puntualizza – e subappaltano a piccole e medie aziende locali. Il 90 per cento della produzione è fatta qui con la rete di fornitura e subfornitura e questo è sinonimo di sostenibilità sociale e non solo ambientale”.

 

L’imprenditore Gianluca Sacchetti, terza generazione alla guida della maglieria di famiglia (Sacchetti Maglierie) sottolinea l’importanza di trovare personale qualificato. “Qui nel distretto abbiamo ancora un indotto con fortissime capacità e si trovano ancora quasi tutte le competenze – afferma –. Dobbiamo lavorare con un’unica cabina di regia per ricreare un polo del lusso che punti lontano, non a piccole fiere locali. Il problema oggi non sono i soldi ma la disponibilità di persone formate e competenti”. E rivela di aver portato un netto cambio di rotta in azienda al suo arrivo. “Ho eliminato tutti i grossisti e tenuto solo il contoterzi, siamo passati improvvisamente da 70 a zero clienti e perso il 40 per cento del fatturato. In tre anni però abbiamo di nuovo triplicato i ricavi arrivando a 6 milioni di euro pre Covid, la metà all’estero prevalentemente per le maison francesi. Ho riportato all’interno tutta la progettazione e prototipazione, con 20 macchine e altrettanti dipendenti (di cui 4 programmatori), anzi 21 – conclude – con la giovane commerciale che sto assumendo in queste ore”.