Quelle a uso civile certificabili al Lart

La mascherina da riuso chiave per evitare un fabbisogno infinito

Con la Fase Due e in vista della riapertura delle attività commerciali, le mascherine entrano nella quotidianità delle persone. Sono infatti obbligatorie nei luoghi chiusi, per salire sull’autobus, per entrare in un negozio, per andare alle poste, per fare la spesa al supermercato. Le mascherine certificate a tre strati di tnt (le cosiddette chirurgiche) a 50 centesimi sono difficili da trovare e proprio per questo l’Istituto Superiore della Sanità ha dato il proprio via libera all’utilizzo delle mascherine filtranti in tessuto destinate alla popolazione. L’indicazione è arrivata direttamente dal presidente dell’Istituto, Silvio Brusaferro, nel corso di una delle tante conferenze stampa sull’andamento dell’epidemia da Coronavirus. “Possono essere utilizzate mascherine di comunità – ha dichiarato – ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso”. E così gran parte delle aziende tessili (anche del distretto carpigiano) si sono convertite alla produzione di queste mascherine a uso civile.

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