Il grido d'allarme: è a rischio la tenuta delle piccole e medie imprese della filiera

Sistema Moda Italia: continuano i rincari per il settore tessile-abbigliamento

E’ ancora allarme rincari delle materie prime per il tessile-abbigliamento. Per tutto il 2021 i prezzi sono decollati, soprattutto a partire dall’estate e in settembre l’indice sintetico di Smi (Sistema Moda Italia) ha presentato un più 36,2 per cento in euro (più 36 in dollari) rispetto allo stesso mese del 2020.
Il cotone – come certifica l’indice A di Cotton Outlook – registra un aumento tendenziale del 47,3 per cento (in euro). Su base congiunturale, ovvero rispetto al mese di agosto, l’incremento medio mensile è del più 6,3 per cento. Secondo l’Icac (International Cotton Advisory Committee), si stima che la produzione mondiale di cotone crescerà del 6 per cento nella stagione 2021/2022, con prezzi tra gli 82 cent e i 127 cent di dollaro per libbra e un midpoint a 101,6 cent/libbra. Il prezzo si manterrà dunque su valori alti, che non si registravano da febbraio 2012, con una variazione addirittura del 104,7 per cento per una tipologia americana, mentre quella greca progredisce del 53,9 per cento e quella dell'Asia centrale del 46,6 per cento.
 

Passando alle lane, l’indice Awex Eastern archivia settembre a più 45,1 per cento in euro sull'analogo mese del 2020, mentre per le fibre sintetiche (poliestere, nylon, acrilico) si parla di un più 50,9 per cento e per le artificiali (viscosa) di un più 17,3 per cento (in euro).
Nello stesso mese la seta greggia sulla piazza di Como mostra un aumento di poco superiore al 30 per cento su base tendenziale.
A questi rincari si aggiunge il balzo dei costi dell’energia, che arrivano oggi a circa il 40 per cento per l’elettricità e al 30 per cento per il gas.
 

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“Le conseguenze per la filiera del tessile-abbigliamento – si legge in una nota di Smi – sono di forti rischi di tenuta, in un network fatto per la maggior parte da aziende di piccole dimensioni, già duramente messe alla prova in questi ultimi due anni”.
La domanda risulta eccessiva per il periodo, in seguito alla ripartenza delle attività economiche e alla richiesta dei mercati internazionali di prodotti made in Italy. Purtroppo le forniture base derivano da Paesi che non sono ancora tornati attivi al 100 per cento dopo i fermi legati al Covid (leggi qui): è da questo, soprattutto, che scaturiscono listini così penalizzanti negli elementi chiave del settore, ossia appunto energia, fibre, sostanze chimiche, ma anche servizi legati alla logistica dei trasporti.

“Rialzi di questo livello, che in alcuni casi sono tre-quattro volte superiori rispetto ai valori pre-pandemici, non possono che riflettersi in un immediato aumento del valore dei prodotti e delle trasformazioni, in particolare per le realtà a monte della filiera – commenta il presidente di Smi, Sergio Tamborini – molte delle quali di modeste dimensioni e con bilanci già fragili”. Secondo Tamborini, “… l’impossibilità, o anche solo la difficoltà di procedere con questi aumenti, pur nel rispetto della logica del libero mercato, può mettere in difficoltà la tenuta della stessa filiera”.