Ventisette anni a Pechino

Pechino (dalla nostra corrispondente) –  Due Carpigiani seduti allo stesso  tavolo di un ristorante di cucina  nord coreana in una delle zone più  centrali di Pechino. È stata quella la  prima volta che ho incontrato Andrea  Cavazzuti, nato a Milano 57  anni fa per una serie di coincidenze,  ma carpigiano purosangue, cresciuto  nella casa di famiglia in viale  Carducci. Oggi vive a Pechino dove si  è stabilito nel 1990 come rappresentante  di un’azienda di ingegneria e  dove vive e lavora stabilmente come  documentarista e video maker.  Dopo il diploma al Corni conseguito  per interesse verso l’informatica  rimaneva però una forte  passione umanistica e letteraria.  «Stavo leggendo cose su un mondo  che non conoscevo – spiega Cavazzuti  – e che guardandolo sulla cartina  mi sembrava così grande. Ero  interessato alla lingua e alla scrittura  cinese e mi affascinavano gli  ideogrammi».  Siamo intorno al 1978 e grazie  a un’amica che studiava la lingua  hindi a Venezia, Cavazzuti scopre  la possibilità di studiare il Cinese.  «Non ero nemmeno mai stato a  Venezia – racconta – così decisi di  andare a dare un’occhiata. All’Università  ci dissero che non c’erano  possibilità, che non avremmo mai  trovato lavoro perché la Cina era  ancora chiusa in quegli anni. Tutti  quegli ostacoli mi hanno convinto  ancora di più ad andare». Grazie  a una borsa di studio Cavazzuti si  trasferisce così a Venezia dove inizia  a studiare Cinese all’Università  Cà Foscari. Il primo viaggio in Cina  arriva nel 1981 quando si prospetta  la possibilità di trascorrere due  mesi presso l’Università di Nanchino.  «Dal 1973 mi occupavo anche di  fotografia, facevo già mostre – continua  –. Per me andare a fare foto in  Cina era il massimo: tutto era una  novità ed era come fare un viaggio  sulla Luna. In pochissimi, in quegli  anni, avevano raccontato che cosa  c’era là e io scoprii tutto da solo».