In difesa di salute e ambiente con la bandiera dell'indipendenza

La biologa Fiorella Belpoggi è stata alla guida del centro di ricerca sul cancro

È la Erin Brockovic italiana: nel 2011 infatti la dottoressa Fiorella Belpoggi riuscì a far sborsare alla Exxon Mobil Corporation, per aver inquinato le falde acquifere, 1,8 miliardi di dollari come risarcimento ai cittadini di Jacksonville. La biologa bolognese, donna tenace e pragmatica, ha alle spalle una vita professionale quarantennale tutta dedicata alla ricerca indipendente, un settore in cui le difficoltà sono innumerevoli, molte delle quali legate anche soltanto al reperimento dei fondi per mandare avanti i propri studi. Ma per tutto ciò, come afferma lei sorridendo, ha fatto gli anticorpi. Inoltre, per dieci anni, è stata alla direzione del centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni” dell’Istituto Ramazzini a Bentivoglio, tra Bologna e Ferrara, dove si porta avanti la ricerca tossicologica-oncologica orientata all’identificazione delle cause di malattie non trasmissibili correlate sia ad esposizioni tossiche lavorative che ambientali. Negli anni l’Istituto ha ottenuto la fiducia di tanti e il sostegno da parte di diversi industriali bolognesi e della Lega delle Cooperative e oggi è arrivato a contare più di trentamila soci. La dottoressa Belpoggi ha un legame particolare con la città di Carpi che, tra le altre cose, è il luogo natale del medico e scienziato Bernardino Ramazzini (Carpi 1633 - Padova 1714) considerato il fondatore della moderna medicina del lavoro.

 

Quando ha cominciato a venire a Carpi e perché?

«Vengo a Carpi ogni anno in occasione delle “Giornate Ramazziniane” dal 1983, poco dopo l’istituzione del Collegium Ramazzini da parte degli scienziati Irving Selikoff e Cesare Maltoni. Il sindaco di allora era Werther Cigarini che insieme al presidente della Regione Emilia-Romagna Lanfranco Turci individuarono l’ambiente e la salute come temi emergenti da affrontare in un’ottica globale. Il Collegium Ramazzini è un’accademia internazionale che riunisce i maggiori esperti e ricercatori nel campo delle malattie ambientali a livello internazionale: 180 scienziati provenienti da 36 paesi del mondo. Durante queste giornate si svolgono congressi e convegni alla presenza di oncologi, ricercatori, esperti di medicina del lavoro, tossicologi e chimici di tutto il mondo. Inoltre, ogni anno viene premiato uno scienziato distintosi per particolari meriti nei settori della tutela dell’ambiente e della salvaguardia della salute dei lavoratori. Infine, il Collegium organizza anche alcuni appuntamenti di studio per fare il punto della situazione sulle problematiche che toccano da vicino la salute della popolazione, con particolare riguardo alle sostanze cancerogene. Le “Giornate Ramazziniane” sono un evento dalla valenza internazionale e che meriterebbe di essere valorizzato ancora di più, anche se devo ammettere che per fortuna Carpi ha sempre avuto sindaci giovani e sensibili alle tematiche dell’ambiente e della salute».

La ricerca più famosa che avete condotto è stata quella sui carburanti della Exxon Mobil Corporation: in quel caso come sono andate le cose?

«Più di venti anni fa cominciammo a studiare i componenti dei carburanti fossili già prefigurando la crisi energetica di oggi. In particolare ci concentrammo sugli additivi della benzina, che dovevano sostituire il piombo e di cui si conosceva ben poco. Gli ottimizzatori di ottani (fra i quali l’MTBE) sono composti che erano stati studiati anche dal professor Mehlman, tossicologo della Mobil Oil, che venne licenziato dalla Exxon Mobil Corporation che non intendeva attuare le misure di sicurezza da lui indicate. Grazie al professor Mehlman riuscimmo ad avere dei campioni del composto e di altri simili; i nostri studi in laboratorio con i ratti (uomo-equivalenti) dimostrarono che l’MTBE causava la leucemia negli animali femmine e i tumori al testicolo nei maschi. Il risultato di questi studi venne svilito perché la Exxon, che aveva già dovuto sostituire il piombo con l’MTBE, non intendeva sostituirlo ancora una volta, dato che avrebbe comportato una grossa perdita economica. Però lo Stato della California, che conosceva l’Istituto Ramazzini per le sue ricerche sull’amianto e che aveva stima e fiducia dell’oncologo Cesare Maltoni (che nel 1971 fondò il Centro di Ricerca cinquant’anni fa), ci fece proseguire le ricerche. Nel frattempo, successe però un altro fatto che scatenò lo scompiglio generale: un venerdì sera a Baltimora due benzinai notarono un calo cospicuo di pressione in una cisterna ma aspettarono fino al lunedì per verificare quale fosse la causa. Solo allora si accorsero che la cisterna aveva riversato l’intero contenuto (22 mila galloni di benzina) nel terreno, finito nelle falde acquifere. I cittadini della vicina Jacksonville, che si procuravano privatamente l’acqua con pozzi artesiani, cominciarono a lamentarsi dell’odore e del sapore strano dell’acqua oltre che a sviluppare irritazioni cutanee e la sensazione di essere ubriachi. Fu solo allora che scoppiò il caso, perché i due benzinai avevano informato la compagnia petrolifera che però non aveva avvisato il sindaco sul potenziale rischio. Ci fu una prima causa in seguito alla quale venne risarcita ogni famiglia con un milione di dollari per pulire i pozzi, poi ci fu una seconda causa per compensare i danni, a lungo termine e noi fummo chiamati come testimoni (andai io perché nel frattempo Cesare Maltoni era scomparso); la causa si chiuse con il risarcimento di 1,8 miliardi di dollari».

 

Un altro tipo di composto che avete analizzato è il glifosato, un erbicida il cui utilizzo è autorizzato sul territorio europeo: cosa avete scoperto?

«Abbiamo avviato gli studi sul glifosato e i suoi formulati (cioè i prodotti a base di glifosato così come messi in vendita) nel 2014 ma avevamo già cominciato a tenerli d’occhio nel 2012. La IARC, l’Agenzia della OMS, stabilì nel 2015 che il glifosato è un probabile cancerogeno. Alla luce dei risultati del nostro studio, che ha riguardato la dose ammessa giornaliera negli USA, possiamo affermare che anche, a basse dosi (ritenute sicure) e per un periodo espositivo relativamente breve, il glifosato è in grado di alterare alcuni parametri biologici di rilievo che riguardano soprattutto marcatori correlati allo sviluppo sessuale, alla genotossicità e all’alterazione del microbioma intestinale. Nelle campagne si potrà usare ancora fino a dicembre 2022, ma consideri che non è neanche il peggiore dei pesticidi: posso citare l’insetticida clorpirifos, un provato neurotossico soprattutto per i bambini (vietato solo dal 2020, ma poi prorogato per motivi di emergenza a causa della cimice asiatica) e il fungicida Mancozeb (usato a tonnellate in Emilia-Romagna, soprattutto in viticoltura e in frutticoltura)».

E veniamo al 5G: quali considerazioni può fare?

«Il 5G, che sta per quinta generazione, raggruppa tre tipi di frequenze diverse: la prima da 700 MHz (che sono le frequenze usate dalla TV digitale), la seconda da 3.600 MHz (di poco superiore al 4G) e la terza da 27.000 MHz, l’unica frequenza mai usata. Quest’ultima in particolare serve all’alta tecnologia perché trasmette un enorme quantità di dati e può avere tanti utilizzi diversi, dall’agricoltura alla medicina (come per un eventuale microchip per somministrare l’insulina ai diabetici) fino al cosiddetto “Internet of things”. In sostanza noi ci muoviamo all’interno di un brodo di onde elettromagnetiche. Le frequenze da 27 mila MHz non sono mai state studiate, comportano un cambiamento epocale che non può essere fatto senza conoscerne le conseguenze, perciò in casi come questi vale il principio di precauzione. Il limite delle leggi italiane prevede 6 volt/metro (le misurazioni dell’Arpa rimangono sotto questi valori), mentre noi abbiamo condotto degli studi con 50, 25 e 5 volt/metro, riscontrando un aumento dei tumori delle cellule nervose, così come studi fatti sulla popolazione nei forti utilizzatori hanno messo in evidenza tumori del sistema nervoso centrale e periferico, cioè tumori del cervello e del nerbo dell’orecchio; alle stesse conclusioni è arrivato anche uno studio sperimentale americano con cui ci siamo confrontati. Abbiamo anche verificato che al di sotto di un certo limite di campo elettromagnetico questi disturbi si sono manifestati e il limite da noi considerato abbastanza sicuro è proprio quello di attenzione che abbiamo in Italia. Per questo raccomando le istituzioni preposte di mantenere quel limite di 6 V/m. Le nuove tecnologie non devono essere bloccate ma governate, non vogliamo tornare indietro perché tutti abbiamo visto quanto ne abbiamo bisogno in questo periodo di pandemia, ma il progresso deve avvenire tenendo conto della salvaguardia della salute dei cittadini»

 

Per finire le chiedo una battuta sulle polveri sottili, visto che è il tema caldo dell’anno per quanto riguarda la Pianura Padana...

«Non ho studiato direttamente le polveri sottili, ma so quali siano i pericoli dei prodotti di combustione che si trovano sulla superficie delle polveri e che vengono trasportate poi nel nostro corpo. Ciò che posso dire è che l’inquinamento dell’aria ci rende più malati e indifesi, quindi anche più predisposti ad ammalarci di patologie batteriche e virali. Nella nostra zona si somma un eccesso di sforamenti per una serie di fattori: gli allevamenti intensivi, la pochissima ventilazione, la maggiore concentrazione italiana di attività produttive inquinanti, l’agricoltura intensiva, il passaggio dell’autostrada più importante d’Italia... tutto ciò contribuisce a creare un ambiente malsano e perciò anche una bassa esposizione a polveri sottili può interferire con il sistema immunitario, disturbare lo sviluppo dei bambini, produrre sterilità, oltre che diverse patologie croniche. Il nostro modello di sviluppo appoggia le proprie fondamenta su un modello iperconsumistico, che ci porta allo spreco: consumiamo più energia da sorgenti fossili inquinanti per produrre di più, e quella produzione in più la mandiamo nelle discariche indifferenziate come spreco. Se non interveniamo con un urgenza per un cambiamento dell’intero sistema, difficilmente il nostro pianeta potrà sopravvivere, e noi con lui».