Il lockdown londinese nelle foto di Mantovani

Piccadilly Circus, Covent Garden, London Bridge, Oxford Street come non li abbiamo mai visti: completamente deserti, senza alcuna traccia umana. Scene surreali da film post apocalittico che documentano una Londra inedita, svuotata dal lockdown della scorsa primavera. Autore di questi suggestivi scatti è Giacomo Mantovani, 37 anni, carpigiano di nascita e veneto d’adozione che oggi vive a Londra, dove si è trasferito nel 2009 con in tasca una laurea in Nuove tecnologie per le Arti conseguita all’Accademia di Belle Arti di Venezia e grandi ambizioni. Nella metropoli inglese Mantovani lavora come direttore creativo nell’agenzia di sua proprietà, la Mantovani Ltd (che si occupa di pubblicità e digital marketing) e parallelamente porta avanti la sua carriera di regista grazie alla quale si è aggiudicato, negli anni, diversi premi e riconoscimenti a livello internazionale, con cortometraggi quali “Lightning”, “Stand Up” e “Plastic Garbage”. La fotografia è sempre stata la sua passione, scoperta da bambino grazie agli insegnamenti dello zio fotografo e coltivata durante gli anni di studio alle superiori e all’università. Già prima della quarantena Mantovani aveva ripreso in mano la macchina fotografica per un progetto artistico a favore dell’integrazione razziale (“Skins”) ma poi, una volta scoppiata la pandemia da Coronavirus e scattato, anche in Gran Bretagna, il blocco per tutta la popolazione (il 23 marzo, un paio di settimane dopo l’Italia), ha deciso di documentare questo momento storico così particolare, ritraendo la “città abbandonata”.