Il dubbio che il ballottaggio tra Alberto Bellelli e Federica Boccaletti si profili davvero come una partita aperta è più che legittimo, visto il risultato del primo turno. E visto anche l’andamento di questi ultimi giorni nei quali la contendente di centrodestra, proprio alla vigilia del confronto decisivo, è parsa sola e abbandonata dai suoi. Ma esiste pur sempre un margine di incertezza, non fosse che per casi che si sono già verificati in passato di clamorosi rovesciamenti, a partire anche da percentuali più basse del 27,3 per cento raccolto il 26 maggio da Boccaletti. Mettiamoci, per esempio, il temutissimo effetto di rilassamento (“Tanto, abbiamo già vinto”) che potrebbe insinuarsi nello schieramento del Sindaco uscente e che ha fatto moltiplicare, nelle ultime ore, preoccupati appelli ad andare a votare. C’è poi da considerare l’incognita di quei 16 mila Carpigiani che hanno preferito disertare le urne due settimane fa: la folla degli astenuti si amplierà, come è lecito attendersi da quanti non si riconoscono nei candidati e negli schieramenti arrivati al ballottaggio? Oppure l’atmosfera da scontro finale, quasi da ordalìa, finirà per attirare verso i seggi chi aveva finora pensato di starne alla larga, magari approfittando di una bella giornata di sole? Subito dopo, occorrerà chiedersi di quale colore potrebbero essere gli eventuali astenuti convinti a ritornare alle urne: prevarranno cioè quanti saranno richiamati dalla necessità di erigere un baluardo decisivo a difesa dell’attuale governance cittadina; o coloro che, sentendo “l’odore del sangue”, vedranno nel primo ballottaggio della storia di Carpi nel dopoguerra un’occasione unica per rovesciarla? Il quesito vale, ovviamente, per tutti. E qui si entra nel terreno più propriamente politico.
