Sono oltre 2.500 gli accessi registrati nel 2023 presso Gen-Z, la struttura semiresidenziale rivolta ad adolescenti con gravi disturbi psichiatrici gestita da CEIS. Il progetto, nato nel novembre 2022 su input dell’Azienda USL di Modena, garantisce attività terapeutico-riabilitative a soggetti in età evolutiva con manifestazioni cliniche che determinano una marcata compromissione delle relazioni all’interno dei diversi contesti di vita (come ad esempio disagio psicologico e relazionale profondo e breakdown evolutivi), associate a dipendenza, talora con necessità di allontanamento per brevi periodi dal nucleo familiare. segue
Obiettivo del servizio è infatti garantire supporto alla vita di relazione del giovane in un contesto emergenziale di crisi psicosociale, nonché supporto alla famiglia che attraversa a sua volta una situazione di crisi per il trauma del ragazzo. La comunità si avvale di un’équipe multidisciplinare formata da figure professionali quali educatore professionale, psicologo, psicoterapeuta, terapista della riabilitazione, infermiera professionale, collaboratori/maestri d’arte per lo svolgimento di attività laboratoriali. Il Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (NPIA) dell’Ausl di Modena coordina la realizzazione del progetto ponendo particolare cura nell’invio e nella gestione del percorso terapeutico degli ospiti nel quale sono costantemente coinvolti anche i referenti dei singoli centri di NPIA distrettuali (neuropsichiatri infantili, psicologi, terapisti della riabilitazione psichiatrica) con incontri periodici di verifica e ridefinizione degli obiettivi.
Gen-Z è inserito in una rete che prevede un’ampia gamma di progetti e strutture per la residenzialità, anche per quanto riguarda la salute mentale adulti, che risponde al modello condiviso con la Regione di recovery, ovvero ponendo al centro la persona e i suoi bisogni sociali e relazionali prima che la malattia. Un modello che a Modena ha iniziato a svilupparsi oltre dieci anni fa, sempre di concerto con la Regione e in collaborazione con il Terzo settore, con l’obiettivo di evitare le conseguenze di una prolungata residenzialità, come la perdita di autonomia e l’insorgere di cronicità, favorendo invece la domiciliarità, per rendere il paziente protagonista di alcune scelte di vita.