La Regione Emilia Romagna la introduce nei consultori di Parma e subito dopo a Modena e nella nostra città

Anche a Carpi la pillola RU486 per l'interruzione della gravidanza

La Regione Emilia-Romagna è pronta a partire, già nei prossimi giorni, con la somministrazione della pillola RU486 per l'interruzione volontaria della gravidanza anche nei consultori: si inizia a Parma ai primi di ottobre, poi nelle settimane e mesi successivi sarà la volta di Modena e Carpi, Romagna (Ravenna e Cattolica) e Bologna. Lo rende noto un comunicato dell'Assessorato regionale alla Sanità.

"Si amplia dunque - afferma la nota della Regione - la possibilità per le donne di ricorrere, per l’interruzione volontaria di gravidanza, al trattamento farmacologico: non più solo nei presidi ospedalieri - come in regione avviene sia in day hospital dal 2005 sia in regime ambulatoriale da fine 2021 - ma anche nei consultori familiari, dove potrà essere effettuato in caso di donne maggiorenni entro il 49° giorno di età gestazionale£. Secondo i dati forniti dalla Regione, il 2021 ha fatto segnare il numero più basso di interruzioni volontarie di gravidanza registrato annualmente in Emilia-Romagna dall’inizio della rilevazione, nel 1980: per la prima volta scendono sotto quota seimila, esattamente a 5.671, con un calo del 6% rispetto al 2020 e del 52% rispetto al 2004 (in cui avevano sfiorato quota 12mila). Contemporaneamente, si registra un sempre maggiore ricorso alla pillola RU486 rispetto all’intervento chirurgico: lo scorso anno 3.505 interruzioni volontarie di gravidanza, ovvero il 62%, sono state effettuate con questo trattamento.

 

Non tutti i consultori, potranno essere utilizzati per la somministrazione della pillola RU486: "Per garantire alle donne la massima sicurezza nell’assistenza - precisa la nota -, la Regione ha definito un protocollo sperimentale che sarà utilizzato unicamente dalle strutture che presentano determinate caratteristiche e autocertificate dalle Aziende sanitarie; tra i requisiti che rendono una struttura idonea c’è ad esempio la distanza ravvicinata (entro 30 minuti) da un presidio ospedaliero di riferimento, la presenza di un’equipe adeguatamente formata, la garanzia di un numero adeguato di personale ostetrico e ginecologico non obiettore, la presenza di attrezzature adeguate e rifornimenti farmacologici per gestire l’emergenza e il trattamento di effetti collaterali. Tra le condizioni per poter effettuare in consultorio l’Ivg con trattamento farmacologico ci sono, oltre alla maggiore età, il certificato rilasciato dal medico e firmato dalla donna, il consenso informato e la gravidanza con datazione ecografica inferiore o uguale a 49 giorni. Le Ivg farmacologiche entro il 63° giorno di età gestazionale saranno invece eseguite presso i presidi ospedalieri".