Lamentano carenza di personale e chiusura di servizi ambulatoriali al Ramazzini

Così non va. Le associazioni delle donne protestano per Ginecologia-Ostetricia

Sono preoccupate, le associazioni femminili e femministe carpigiane, per come vanno le cose nei reparti di Ostetricia e Ginecologia del Ramazzini e, più in generale, per come la Sanità pubblica sta affrontando il problema della salute della donna che pure la Regione Emilia Romagna ha dichiarato essere una sua priorità. Udi, Cif e Centro Vivere Donna, sono scese in campo nel denunciare la grave carenza di personale al Ramazzini (mancano per maternità sei ginecologhe su 15 medici in pianta organica, ma mancano anche anestesisti per le sale operatorie), la chiusura delle agende per diversi servizi ambulatoriali (ecografie e visite ginecologiche su richiesta dei medici di base, maternità assistita, endometriosi e problemi uro-ginecologici diversi) che creano disagi e potenzialmente mettono in pericolo le partorienti.

Una presa di posizione "pesante" anche nei confronti della politica: "Non vediamo un impegno forte della politica nei confronti dei problemi sanitari della donna", hanno affermato ad una voce Odette Decaroli (Udi). Laica Montanari (Vivere Donna) e  Gabriella Contini (Centro Italiano Femminile). In un incontro con la stampa le organizzazioni femminili hanno espresso forti dubbi sul ricorso a medici tratti dalle cooperative sanitarie per "riempire i buchi" che si sono creati nella Sanità pubblica e sul perdurante numero chiuso degli accessi all'Università per il personale medico. "Per quanto riguarda il Punto Nascita di Mirandola - per il quale la Bassa preme per il suo mantenimento - non saremo certo noi donne a esprimerci per la chiusura. Tuttavia ripensare e rimeditare l'intero sistema "salute donna" a livello regionale ci sembra opportuno", hanno sostenuto le responsabili delle tre organizzazioni.  

 

"L'importante è assicurare la salute delle gestanti - è stato ribadito -: la mancanza di anestesisti mette in forse, in determinati casi, la certezza di una assistenza puntuale. Non si pratica ormai quasi più l'epidurale e il parto con taglio cesareo a volte viene rimandato a favore del parto naturale che, come ci è stato riferito, ha provocato gravi conseguenze sulle partorienti". Insomma si richiede un confronto serio e franco con Ausl e autorità locali per continuare a fornire assistenza medica di qualità alle donne prima, durante e dopo il parto, come è sempre avvenuto.

Non si è fatta attendere la replica dell'Ausl

(Nelle foto: due momenti della conferenza stampa promossa da Udi, Cif e Centro Vivere Donna di Carpi)