Saranno presentate le esperienze modenesi dell'Ausl e dell'Azienda Ospedaliero Universitaria

Domani a Roma si parla di cure palliative precoci in onco-ematologia

La riflessione sul tema delle cure palliative in ambito onco-ematologico è al centro del convegno “Le cure palliative precoci in Emato-Oncologia: la nuova risposta ai bisogni di pazienti e caregivers” organizzato da professor Mario Luppi, direttore dell’Ematologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena e docente UNIMORE, insieme al professor Fabio Efficace responsabile Studi di Qualità di Vita della Fondazione GIMEMA. Al convegno porteranno le loro esperienze i sanitari dell'Ausl di Modena e dell'Azienda Ospedaliero Universitaria riuniti in un unico Dipartimento.

La dottoressa Elena Bandieri, responsabile dell’Ambulatorio di Cure Palliative Precoci in Onco-Ematologia dell’Ausl, nel ipartimento diretto dal dottor Fabio Gilioli, parteciperà al convegno aggiornando sui risultati della sua ricerca clinica ormai ventennale. La cura palliativa precoce - entro otto settimane dalla diagnosi di neoplasia solida in stadio avanzato - è stata offerta, ad oggi, a centinaia di pazienti e loro caregivers; ciò ha permesso di rilevare straordinari benefici, tra cui un miglioramento dei sintomi e della qualità della vita, una ridotta aggressività dei trattamenti nel fine vita, una maggiore sopravvivenza e un aumentato benessere degli stessi caregivers. Tali risultati sono stati continuativamente, ed anche recentissimamente, pubblicati sulle principali riviste di Oncologia Medica.

I benefici delle cure palliative precoci (EPC) sono stati dimostrati anche in studi di pazienti con neoplasia ematologica, sottoposti a regimi intensivi (chemioterapia di induzione) o al trapianto di cellule staminali emopoietiche. Il professor Leonardo Potenza, responsabile dell’Ambulatorio di Cure Palliative Precoci in Ematologia, presso la Struttura Complessa e Cattedra di Ematologia ha presentato i risultati di due studi di più di 250 pazienti con leucemia acuta e mieloma multiplo, in cui un intervento di EPC riduce i sintomi fisici, tra cui il dolore, aumenta la consapevolezza della prognosi di malattia e degli obiettivi di cure, riducendo l’accanimento terapeutico. Innovative ricerche di linguistica condotti dai due gruppi Modenesi dimostrano che gli interventi di EPC basati su un’adeguata comunicazione medico-paziente sono il principale supporto per la speranza realistica e per una maggiore accettazione del fine vita, unita ad un sentimento di gratitudine verso l’equipe, nei pazienti e loro caregivers. “In tale contesto la Medicina Interna - commenta Fabio Gilioli, che interverrà di persona al Convegno – che nelle proprie aree di degenza ospita il più varie e complesse case mix dei malati, sente la necessità di questo confronto da cui possano scaturire proposte e linee di indirizzo utili per un approccio proattivo al miglioramento della qualità di vita dei pazienti affinché il bivio tra stato di salute e malattia sia sempre meno evidente”.

(Nella foto: da sinistra i dottori Potenza, Bandieri e Luppi)