In relazione all'attivazione degli ambulatori infermieristici all'interno dei Pronto Soccorso e in contrasto con i medici del Cimo

I sindacati dei lavoratori della Sanità chiedono un confronto con la Regione sulle prospettive future

L’attivazione degli ambulatori infermieristici all'interno dei Pronto soccorso della Regione e la nascita del percorso “See and Treat” come modello di risposta assistenziale alle urgenze minori, definite come “casi lievi il cui problema di salute potrebbe essere risolto direttamente all’accoglienza evitando diversi passaggi e procedure” sono al centro del dibattito che vede da una parte i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, dall'altra la politica sanitaria della Regione Emilia Romagna e, inifine, i pareri dissenzienti espressi recentemente dal Cimo-Fesmed, sindacato dei medici. In una nota unitaria i sindacati della Sanità di Cgil, Cisl e Uil hanno espresso interesse per l'attivazione degli ambilatori infermieristi in Pronto Soccorso: "Si tratta - sostiene la nota dei sindacati - di elementi di crescita di un sistema che vuole migliorare la qualità delle prestazioni erogate e contribuire a risolvere l’annoso problema delle attese infinite in pronto soccorso. Percorsi già sperimentati e ormai diventati ordinari in paesi che hanno un sistema sanitario di eccellenza e anche in alcune Regioni del nostro territorio nazionale, vedi Toscana, nelle quali hanno dato risposte importanti nella gestione dei percorsi di emergenza-urgenza".

"Non ci stupisce ormai più, purtroppo - proseguono i sindacati confederali -, la nota (dissonante, ndr) della CIMO che come sempre ad ogni proposta di innovazione organizzativa di sviluppo delle competenze e delle responsabilità delle professioni sanitarie risponde chiamando in causa confini derivanti da leggi, contratti e giurisprudenza che non permetterebbero lo sviluppo del sistema sanitario, oggi fondamentale, se non si vuole abdicare in favore del privato". 

"In questo contesto - proseguono Cgil, Cisl e Uil - manca però una visione regionale, un modello condiviso e questo genera una sanità con livelli assistenziali diversi ed a macchia di leopardo nella nostra Regione. Se a questo sommiamo dichiarazioni scomposte di volontà di unificazioni aziendali da una parte e difese di campanile dall’altra, diventa sempre più impellente un confronto con la Regione sul futuro della Sanità in Emilia-Romagna rispetto a proposte che abbiamo da mesi avanzato; confronto che oggi latita. 2 Ciò che deve essere messo in discussione non è certo il tema delle competenze delle singole professionalità, ma la governance e l’organizzazione del modello di sanità pubblica che questa Regione vuole perseguire. Ciò che ribadiamo è che senza il personale e la sua valorizzazione non si può dar gambe a nessun progetto. Investire sulla sanità pubblica con modelli innovativi, a partire dal potenziamento della medicina territoriale, con tagli al numero e alla spesa del personale non è per noi una strada percorribile! Per questo abbiamo chiesto nuovamente un incontro urgente all’Assessore Donini affinché siano riconosciute in tutte le aziende del Servizio Sanitario Regionale le risorse derivanti dal rinnovo contrattuale! In assenza di risposte concrete, come Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl valuteremo i percorsi di mobilitazione conseguenti".