"Limitare l’accesso dei codici minori in Pronto Soccorso, che ad oggi rappresentano il 70 per cento dei casi complesssivi, potenziando contemporaneamente le cure primarie nel territorio". E' questo l'obbiettivo primario della riorganizzazione in atto dei servizi sanitari pubblici di Urgenza-Emergenza su cui nei giorni scorsi vi è stato un confronto serrato tra i responsabili della Sanità regionale e gli operatori della Sanità pubblica modenese direttamente o indirettamente interessati a questa tematica.
A Modena, l’autopresentazione in Pronto Soccorso senza mediazione da parte del 118, supera la media regionale (83% contro 76%). Superiore alla media regionale anche il tasso di utilizzo del servizio (vale a dire gli accessi per 1.000 abitanti) così come è superiore il numero di codici bianchi e verdi, con un fenomeno di potenziale inappropriatezza che fa registrare ben 21.060 accessi l’anno in più: “sono cittadini – ha dichiarato la direttrice sanitaria dell'Ausl Romana Bacchi – che non trovano o non conoscono la risposta più adatta a loro nella nostra rete sanitaria. Per questo l’obiettivo della riforma è anche di lavorare, e lo stiamo già facendo, con i Medici di medicina generale per rafforzare la presa in carico delle cronicità e i percorsi di collegamento tra ospedali e territorio”.
Il nuovo modello organizzativo in via di sperimentazione è - secondo l'Ausl - innanzi tutto una sfida a una situazione che da tempo accomuna tutto il Paese, la difficoltà di prendere in carico un numero sempre maggiore di cittadini che si rivolgono direttamente ai Pronto Soccorso – che non sempre sono la risposta più corretta al loro bisogno – e al tempo stesso la carenza di personale per effetto di una vera e propria mancanza generalizzata di professionisti dell’Emergenza-Urgenza, una carenza che sui territori mette a rischio la stessa sopravvivenza dei Pronto Soccorso. "Per rispondere a questa criticità, e mantenere sulla provincia di Modena tutti e sette i Pronto Soccorso - avverte una nota di Ausl -, il modello della Regione Emilia-Romagna prevede di dedicare il Pronto Soccorso ai casi più gravi creando al suo fianco una rete diffusa di altri servizi, efficaci ed efficienti, per garantire già ora risposte alla gran parte dei bisogni e delle urgenze definite “a bassa complessità clinica e assistenziale”, che non ponendo il cittadino in un immediato pericolo di vita possono essere gestite in strutture più adeguate e in rete con gli altri servizi territoriali".