L’importanza del FibroScan come strumento diagnostico (ce n'è uno anche al Ramazzini)

Steatosi del fegato, uno studio del Policlinico pubblicato dalla Società di Gastroenterologia inglese

La Gastroenterologia del Policlinico di Modena, diretta dal professor Antonio Colecchia, ha coordinato uno studio sulla diagnosi precoce e non invasiva della steatosi epatica non alcolica, una delle principali cause di patologie epatiche in tutto il mondo. Lo studio, che ha coinvolto anche l’Università degli studi di Bologna, di Verona e di Birmingham, in Inghilterra, è stato pubblicato sul numero di gennaio di Gut, la rivista della British Society of Gastroenterology.

“L’articolo – ha spiegato il professor Colecchia - si inserisce nel contesto della problematica della steatosi epatica non alcolica che sta emergendo come una delle principali cause di malattia del fegato in tutto il mondo. Per steatosi epatica si intende un eccessivo accumulo di lipidi negli epatociti che nelle forme lievi si identifica nel semplice “fegato grasso”, ma che può progredire in forme più avanzate, caratterizzate da danno infiammatorio degli epatociti e fibrosi, definite “steato-epatite non alcolica” (NASH)".

Non vi sono dati diretti sulla prevalenza di questa patologia nella area territoriale Modenese sebbene in letteratura si descrive una prevalenza del 25 per cento circa nella popolazione generale. Esiste tuttavia una fascia di popolazione a più alto rischio come il paziente sovrappeso/obeso e diabetico, che nel territorio provinciale è stimato essere di circa 50 mila pazienti con una ricaduta di potenziali circa 30-40.000 pazienti affetti da fegato grasso. Tra questi circa il 15-20% potrebbe avere una fibrosi avanzata e NASH e di questi il circa il 5% di essi cirrosi epatica misconosciuta.

Date queste premesse, vi sono ovvie ricadute per le reti ospedaliere-territoriali Modenesi e pertanto è fondamentale una azione programmata efficace per identificare i pazienti più a rischio, mediante strumenti non invasivi, poco costosi, di facile accesso. “Il nostro studio – aggiunge il dottor Federico Ravaioli della equipe della Gastroenterologia- riguarda la validazione di un test non invasivo per studiare i pazienti affetti da fegato grasso. Il test definito FibroScan-AST o FAST score è basato sulla combinazione di una metodica elastografica (Elastometria Transiente, FibroScan) che valuta la rigidità del fegato e la quantizzazione del grasso epatico, con un semplice esame del sangue. Lo studio attraverso lo strumento di “metanalisi” ha analizzato 5835 pazienti derivati dai 12 studi osservazionali già pubblicati in letteratura. Dai risultati della nostra metanalisi si evince che il FAST score, è un test non invasivo semplice, efficace ed utile per meglio stratificare lo spettro della malattia, poiché riesce ad identificare con accuratezza i pazienti a basso rischio di evoluzione, da quelli con malattia più avanzata con fibrosi e infiammazione (fibrotic-NASH) senza la necessità di effettuare valutazioni invasive come la biopsia epatica. Questo score combinato, per lo studio della malattia, viene utilizzato da circa un anno al Policlinico di Modena nei nostri ambulatori specialistici inseriti nel contesto della rete territorio-ospedale". Una apparecchiatura di questo tipo è anche utilizzata presso la Gastroenterologia del Ramazzini di Carpi.

(Nella foto: da sinistra il dottor Ravaioli e il professor Colecchia)