Carpi – Luoghi comuni sulla svogliatezza e il disinteresse dei giovani a parte, qualcuno si è mai chiesto che cosa pensano davvero i ragazzi? E quale potrebbe essere un modo interessante per coinvolgerli e appassionarli, quale lo strumento adatto a esprimere la loro voce? Facebook e i social network in generale ci sono riusciti benissimo. E noi di Voce non abbiamo potuto fare a meno di notare come, tra frasi fugaci, lunghi post, selfie sorridenti e citazioni famose, si nascondano riflessioni profonde e un fortissimo desiderio di dire la propria.
Per raccogliere queste riflessioni e dare uno stimolo in più alle nuove generazioni, abbiamo deciso di ospitare sul nostro sito web, La Voce del Meucci (www.voce.it/it/rubrica/la-voce-del-meucci), uno spazio aperto ai giovani dell’istituto di via dello Sport, per scrivere e documentare ciò che più interessa loro, lasciando completa libertà nella selezione degli argomenti e sugli strumenti più adatti a raccontarli.
Così è nata una redazione, composta da sei giovanissimi di Prima e Seconda, sempre più propositiva e affiatata, coordinata dai docenti Marcello Bertolla e Chiara Carnevali.
Finora si è parlato di Olocausto, lettura, gioco d’azzardo, street art e giochi anni Cinquanta, oltre a un’intervista allo scrittore Antonio Dikele Distefano, ma tanto altro deve ancora venire. Ecco che cos’hanno da dire questi giovani redattori.
Sono Luca Artioli (2F), Giulia Ghiotti (2F), Rosa Di Sarno (1F), Sara Brunetti (1F), Mattia Fabi (1J) e Nohua Hammouda (2O).
Hanno deciso di aderire perché «… ci è piaciuta l’idea di dare voce ai ragazzi e poter pubblicare i nostri articoli online su un giornale è un’ottima opportunità per far conoscere la nostra opinione», spiegano Giulia e Sara, che lavorano sempre insieme alla stesura dei testi.
Ma che cosa sperano di poter comunicare attraverso questo blog? «La differenza tra generazioni, tra i giovani di oggi e di ieri, che secondo me davano più valore alle cose. Attraverso questo strumento posso dire quello che penso, posso fare la differenza», spiega Sara. Per Giulia invece, «…è un modo per crescere attraverso la scrittura: scrivere un tema a scuola e scrivere un articolo per un giornale e vederlo pubblicato è tutta un’altra cosa, dà molta più soddisfazione». E poi anche conoscere cose nuove, approfondire argomenti particolari e «…far vedere che ci sono anche ragazzi che si danno da fare, che si appassionano ancora a queste cose», aggiunge Luca.
Spesso infatti i giovani non si sentono abbastanza ascoltati dagli adulti: «Danno poca importanza a quello che diciamo. Attraverso la scrittura invece possiamo arrivare direttamente a tante più persone e soprattutto, non essere mai interrotti», spiegano.
La redazione si trova con cadenza settimanale per proporre idee e spunti per nuovi articoli, che vengono prima discussi in gruppo facendone una bozza e poi approfonditi da uno di loro e di nuovo confrontati insieme. Oltre a questa riunione i ragazzi hanno anche creato un gruppo di Whatsapp con i professori, «…piuttosto divertente e aperto», spiegano ridendo, in cui, tra minacce di insufficienze come incentivi, pressioni per interviste e messaggi decisamente off topic tra gli adulti, non ci si annoia proprio mai. «Sono loro che sgridano noi in quel gruppo», aggiunge il professor Bertolla.
Quando gli chiediamo se ritengono che il loro lavoro possa essere definito giornalismo però, gli studenti tendono a negare: «Siamo ancora molto lontani, ma è l’inizio di un cammino – commenta Sara –. Tra l’altro non pensavo, quello che per me era iniziato come un “gioco”, mi sta appassionando sempre di più e non escludo di considerarlo per il futuro». «Anche io lo ritenevo un lavoro poco serio all’inizio, invece è molto più bello di quel che sembra», aggiunge Luca.
Importante poi è il confronto con i loro insegnanti: «Potete mettervi in gioco e fare cose particolari attraverso gli strumenti che usate voi giovani – aggiunge Bertolla – voi siete molto più avanti di noi in questo: anche stamattina i miei studenti mi hanno scaricato una app che fa cose strane… cioè ci arriviamo anche noi adulti, ma ci vuole più tempo. Quindi non abbiate paura di provare».
Tempo fa, ad esempio, i ragazzi hanno lanciato alcune discussioni su Whatsapp con i compagni, per conoscere la loro opinione su diversi temi, da cui sono uscite idee interessanti: uno strumento nuovo per molti, quotidiano per i giovani, di confrontarsi e diffondere la propria opinione in maniera spontanea e vivace, attraverso nuovi linguaggi e in pochissimo tempo.
Quello che fanno quindi, può essere considerato giornalismo sperimentale, un’esperienza che i ragazzi vivono con entusiasmo e che vorrebbero aprire anche ai coetanei: «Non è vero che noi giovani non siamo interessati alla lettura o alla scrittura, semplicemente non sempre troviamo il modo giusto per farlo. Abbiamo modalità e strumenti diversi per appassionarci. E questo progetto lo dimostra – affermano –. Prossimamente ci piacerebbe coinvolgere di più i nostri compagni, allargare la nostra redazione e il confronto tra noi. Se poi i professori non pensassero solo alla loro materia e ci incentivassero, facendo meno verifiche, potremmo partecipare anche di più…», concludono sorridendo.
Nelle foto, da sinistra: Mattia Fabi, Sara Brunetti, Giulia Ghiotti (in piedi sulla scala), Rosa Di Sarno e Luca Artioli e la redazione al lavoro