Carpi – Chi l’ha detto che le ragazze non sono brave nelle materie scientifiche? Come hanno dimostrato i docenti della media Focherini si tratta solo di fiducia e sicurezza. Nei mesi scorsi infatti, si è svolto il progetto Girl Code Do It Better, un’iniziativa volta a combattere gli stereotipi di genere e avvicinare le giovani studentesse alla tecnologia e al coding.
L’idea è venuta da Costanza Turrini, dell’agenzia per il lavoro Maw, che, analizzando i dati dell’occupazione femminile, ha evidenziato l’esistenza di un forte divario nella preparazione tecnica di maschi e femmine e una presenza bassissima di donne specializzate in settori tecnologici. «Lo stesso istituto Da Vinci ci chiede spesso delle ragazze perché sono più precise e più brave dei ragazzi, anche nei settori dell’informatica, meccanica, chimica – spiega Elena Menozzi, coordinatrice del progetto –. Spesso però li considerano studi maschili e non si sentono all’altezza, anche se hanno l’attitudine giusta».
Il progetto, che si è sviluppato su un totale di 45 ore extrascolastiche, era quindi aperto solo a ragazze, scelte in base alla loro motivazione, per un totale di venti studentesse, sei delle quali provenienti dalla Tommaso d’Aquino di Correggio. A coordinare i lavori erano due insegnanti: oltre a Elena Menozzi, docente coach, ha partecipato anche Davide Galiselli, docente maker, che si è occupato della parte tecnica.
Tema del laboratorio era il connubio tra moda e tecnologia: divise in gruppi, corrispondenti a mini aziende (ognuna con un proprio nome, un logo e una mission), le ragazze hanno, tra le tante proposte, scelto di realizzare una led bag, una borsa al cui interno è applicata una striscia di luci led programmata per illuminarsi secondo una sequenza specifica, decisa dalle studentesse.
Un compito tutt’altro che semplice, sviluppato in tre diverse fasi: progettazione (ricerca del prodotto, studio di fattibilità, analisi del mercato, confronto tra gruppi), realizzazione (programmazione dei led tramite software specifici) e promozione (realizzazione di spot e messaggi pubblicitari).
Le ragazze hanno dovuto quindi prendere confidenza con programmi piuttosto avanzati e complessi come il software Arduino per la programmazione dei led, con protocolli informatici come il linguaggio C e con nuovi strumenti come la stampante 3D, utilizzata per costruire la scatola contenente il generatore. Hanno poi concluso le attività realizzando mini spot e presentando il loro lavoro ai genitori, in una serata dedicata.
«Si tratta di un progetto completo e interdisciplinare – spiega ancora Menozzi – e le ragazze si sono spese davvero con entusiasmo. La cosa più bella è stato vedere come è cambiata la loro autopercezione durante le attività: hanno capito di essere capaci a maneggiare anche questo tipo di compiti e hanno aumentato moltissimo la loro fiducia e la loro autostima. In fondo per noi non era importante il prodotto finale – continua – ma l’approccio al lavoro, che vedeva le ragazze protagoniste, volevamo spingerle a scoprire le proprie attitudini. E alcune di loro si sono convinte di essere in grado di affrontare studi scientifici, quando prima non ci avrebbero nemmeno pensato».
Insomma, anche la tecnologia è un gioco da ragazze.
Nelle foto, il gruppo delle ragazze del Girl Code Do It Better e alcuni momenti dell’attività in classe