Il Faith Gospel Choir al carcere di Sant’Anna: il canto come forma di riscatto

In queste settimane il Faith Gospel Choir di Carpi, diretto dal maestro Nehemiah H. Brown, sta conducendo all’interno del carcere di Sant’Anna di Modena un progetto particolare, articolato in tre fasi: un concerto iniziale per presentare l’iniziativa; un workshop tenuto dal direttore del coro coinvolgendo le persone detenute; un concerto finale, che si terrà nel periodo natalizio. L’obiettivo di questo percorso – realizzato grazie al contributo del Comune di Modena, all’impegno dei 18 membri volontari del coro e con la collaborazione della Direzione dell’istituto penitenziario – è quello di condividere speranza, anche nei momenti più duri, senza negare la sofferenza, ma ripensandola in un’ottica di riscatto e liberazione, prima di tutto a partire da se stessi. Lo spirito che anima il Faith Gospel Choir infatti è sempre stato, fin dalla sua nascita nel 2015, quello di condividere il significato profondo del canto gospel che racconta vissuti di grande sofferenza, ma anche di riscatto e liberazione, appunto.

 

Durante il concerto inaugurale, i membri del Faith Gospel Choir hanno cantato e suonato per circa un'ora all’interno della struttura penitenziaria, presentando il laboratorio e la sua finalità, ovvero quella di formare un coro insieme alle persone detenute. Negli incontri del workshop i detenuti hanno avuto la possibilità, mediante la lettura e la comprensione dei testi dei canti che si eseguono, di conoscere la storia del popolo afroamericano ma anche di alcuni brani della musica italiana che condividono il medesimo spirito: si tratta di elementi utili ad aiutarli a rivedere se stessi in quella storia, ripensando al proprio percorso in una prospettiva di liberazione.  “L’ambizione del nostro progetto è, in ultima analisi, quella di migliorare la qualità della vita all’interno del carcere e delle relazioni interpersonali – ha dichiarato il Direttore Nehemiah H. Brown –, sia tra i detenuti che con gli agenti della Polizia penitenziaria e gli altri operatori, e vorremmo poterne verificare concretamente nel tempo l’efficacia, cosa che riteniamo possibile solo in un percorso di ampio respiro. Il nostro impegno è guidato dalla consapevolezza che, se la luce del gospel è riuscita a illuminare le persone rese schiave nei campi d’America, significa che può rischiarare l’animo di chiunque”.

 

Nella foto: il Faith Gospel Choir al carcere di Modena con alcuni agenti.