Catherine Spaak raccontata da Pietro Marmiroli al Lions Club Alberto Pio

A un anno esatto dalla scomparsa, Catherine Spaak è tornata a vivere, per quel che ha rappresentato per il cinema italiano, per i giovani degli anni Sessanta e per le vibrazioni più intime del suo essere donna, grazie a quello straordinario narratore del coté femminile che è Pietro Marmiroli, già docente di Storia e Filosofia al liceo Fanti, davanti a una platea di signore rapite dal suo raccontare un'attrice che per alcune di loro rifletteva una stagione di giovinezza. E' accaduto ieri sera all'Anatra di Cortile, all'appuntamento “Catherine Spaak: una ribelle consapevole” che il Lions Club Alberto Pio, presieduto da Anna Bulgarelli, ha organizzata nel ricordo, inframezzato da videoclip suggestive ("Non un necrologio, ma un compleanno”, ha voluto precisare Marmiroli), della protagonista di una sessantina di film, della cantante delle canzoni sussurrate, della modella raffinata ed elegante, dell'intervistatrice colta, intelligente e profonda. Non solo il relatore ufficiale, invitato per l'occasione, parlava di lei e della sua carriera cinematografica: l'arredo, curato dalla cerimoniera Cristina Ascari, prevedeva tavoli contrassegnati ognuno da una diversa locandina dei film con la Spaak, il menù era proposto in un cartoncino simulante il ciak, il decoro floreale a centro tavola era corredato da rotoli di carta evocativi delle vecchie pellicole. E poi c'era lui, Marmiroli: microfono in mano, a raccontare scivolando fra i tavoli di socie e invitati, come a ricordare che quell'attrice che ha dato un volto alle inquietudini di un'adolescenza di tanti anni fa, un po' parlava anche di loro. Ma non solo al passato, perché la sincerità, la franchezza, la profondità e la libertà di spirito con la quale Catherine Spaak ha fatto parlare le donne, scoprendo anche tanto di sé nell'intervistarle per il suo "Harem” in televisione e nell'interpretare il suo ultimo "La vacanza”, toccavano corde universali della femminilità. Una femminilità fuori dagli schemi, all'insegna dell'inquietudine, della ribellione, di un immaginario erotico castigato cha ha fatto sognare i diciottenni di allora in crisi di identità, della vita «...vissuta sempre pigiando sull'acceleratore e andando controcorrente», ha spiegato Marmiroli. Ma anche con la capacità di recitare per uno spot di moda di alta classe nei luoghi più chic di Parigi e, due mesi dopo, di comparire nei panni di una magliaia nel film omonimo del 1971 girato a Carpi, «...con una resa cinematografica della città mai più raggiunta in riprese successive». segue

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