E per le giovani generazioni si prospetta un futuro dieci anni di lavoro in più e una pensione sempre più misera

Pensioni: perso, secondo Federconsumatori, oltre il 6 per cento di potere d'acquisto rispetto al 2016

"Il futuro ci riserva una vita lavorativa sempre più lunga ed un assegno pensionistico sempre più ridotto. Ciò accadrà in modo più vistoso per tutte le persone con carriere lavorative precarie e/o ad orario ridotto, in prevalenza donne, e con poche prospettive di carriera". Lo afferma a chiare lettere Federconsumatori Modena che oggi ha presentato il suo secondo rapporto sui redditi dei pensionati modenesi, elaborato sulla base di oltre 44 mila dichiarazioni dei redditi presentate lo scorso anno per i redditi 2022 al Caf della Cgil. "I dati - si legge nel report di Federconsumatori - evidenziano in provincia di Modena una forte perdita del potere di acquisto delle pensioni; in un solo anno (variazione rispetto all’anno 2021), si registra un arretramento che mediamente raggiunge il 4.9%. I dati ci consegnano una prima riflessione: l’incremento delle pensioni deciso dal Governo per fronteggiare un livello di inflazione che nel 2022 aveva raggiunto l’8.1%, non è stato minimamente in grado di arginare la perdita del potere di acquisto delle pensioni. Non solo: nel raffronto con le pensioni del 2016 il potere di acquisto dei pensionati e delle pensionate di Modena si riduce di quasi 1200 euro (-6.2%)".

Esaminando le varie zone della provincia, si rileva che la maggior perdita di valore d'acquisto per i pensionati si riscontra nella Bassa mentre a Modena città i redditi "tengono" maggiormente anche se con decise differenze tra le fasce d'età dei pensionati (prendono meno gli ultra ottantenni), e tra maschi e femmine con un gap considerevole a sfavore di queste ultime. L'indagine Federconsumatori, tuttavia, non si limita a registrare quanto accaduto nel passato, prendendo in esame il quinquennio 2016-2022 ma si sbilancia anche a considerare le prospettive pensionistiche dei giovani di oggi, sulla base dell'attuale normativa: "Emerge, con grande chiarezza - dice l'indagine -, che le riforme previdenziali che si sono susseguite hanno peggiorato in modo nettissimo il futuro delle giovani generazioni, che andranno in pensione molto più tardi e con un assegno, in prevalenza, insufficiente a garantire una vita dignitosa. Per i nostri quattro ragazzi, per nulla virtuali, tenendo in conto sia i requisiti di vecchiaia che di anzianità, è prevedibile siano necessari fino a dieci anni di lavoro in più dei propri padri, per giungere al pensionamento. Rispetto invece alle dimensioni dell’assegno pensionistico, con un calcolo economico frutto di un’analisi della stessa Ragioneria dello Stato, nei prossimi decenni il tasso di sostituzione salario-pensione si attesterà al 64% per i lavoratori dipendenti e al 51% per i lavoratori autonomi. In altre parole il futuro ci riserva una vita lavorativa sempre più lunga ed un assegno pensionistico sempre più ridotto".

Uno scenario dunque preoccupante, quello presentato stamana da Roberto Righi, segretario Generale Spi Cgil Modena, Marzio Govoni, presidente Federconsumatori Provincia Modena, Elisabetta Valenti, responsabile Caaf Cgil Modena e  Antonio Petrillo, direttore patronato Inca Cgil Modena, i quali hanno ribadito all'unisono: "Se si vuole evitare che le attuali generazioni di lavoratori diventino nel futuro pensionati poveri è necessario, tra le altre cose, agire rapidamente per il superamento di norme che generano lavoro precario e povero, garantendo un lavoro stabile, di qualità ed adeguatamente retribuito".