Nuoto

Affonda nella Senna il sogno di una terza medaglia di Greg Paltrinieri

Il campione carpigiano cede nel finale di una gara indiavolata: è nono

Sfuma il sogno di una terza medaglia di Gregorio Paltrinieri, che resta in ballo per il podio della 10 km fino all’ultimo chilometro di gara ma cede di schianto nel finale al ritmo indiavolato dell’ungherese Rasovszki e chiude nono ad un minuto e 5 secondi dalla medaglia d’oro. Giù dal podio, quarto, anche l’altro azzurro Mimmo Acerenza.

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LA GARA

Sono 6 i giri del circuito da 1,67 km che tra andata e ritorno lambisce i ponti Alessandro III e de l’Alma. Visibilità bassa e correnti piuttosto forti e non regolari caratterizzano un tracciato di cui si è detto di tutto e di più ma che Paltrinieri e i colleghi non hanno mai provato prima (anche per una scelta di tutela, visto che mercoledì il Comitato organizzatore aveva concesso una prova, ma per l’Italia si è tuffato il Ct Rubaudo).

In avvio sono alcuni volti noti anche della vasca e avversari storici di Greg a menare le danze: il tedesco Wellbrock, uscito “con le ossa rotte” e senza finali dalle prove in piscina, l’ungherese Rasovszki e l’altro azzurro Mimmo Acerenza. Immediatamente alle loro spalle c’è Paltrinieri, che doppia le prime due boe in terza posizione davanti a un altro dei grandi favoriti: il francese Olivier. Il ritmo è subito alto e il campione carpigiano nuota ad una frequenza maggiore rispetto ai concorrenti. Se nel passaggio d’andata l’acqua si increspa vistosamente, in quella di ritorno il gruppone nuota con il sole in faccia e le correnti lo portano pericolosamente a pochissimi metri dal muro che cinge la Senna, oscurando dunque in modo pressoché totale la vista dei tanti spettatori assiepati sulle tribune allestite lungo la sponda. 

Così come un passaggio fondamentale è l’imbuto che porta al passaggio sotto al pilastro del Ponte Alessandro III, a cui fanno seguito i rifornimenti che diventano un’autentica tonnara, con i nuotatori che si accalcano per cercare di raggiungere le borracce che gli vengono allungate dai propri tecnici con lunghi bastoni che somigliano a canne da pesca imbandierate dai vessilli dei rispettivi paesi.

E’ una battaglia insomma, in cui non mancano colpi proibiti sotto la superficie dell’acqua e in cui contano tanto la tattica di gara e la gestione delle energie. 

Già alla fine del secondo giro, ad un terzo di gara, il ritmo altissimo imposto dai battistrada sgrana il gruppo: Gregorio resta nel manipolo dei primi, che vedono alternarsi in testa Rasovszki e Wellbrock. All’inizio del quinto giro il carpigiano scivola in quinta posizione, ma alla fine dello stesso è secondo alle spalle del solito, indiavolato Rasovszki. Greg sceglie di rifornirsi all’ultimo passaggio, mentre il magiaro e il tedesco saltano la borraccia e provano a scappare via. Dopo un’ora e 50 minuti di sofferenza, è arrivo in volata a due tra l’ungherese e il tedesco Klemet firmata da uno straordinario Rasovszki. Gregorio, così come Wellbrock, si stacca nell’ultimo chilometro e alla fine è nono.

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Un epilogo amaro per il campione carpigiano che non cancella ovviamente di un centimetro la sua grandezza. Ma adesso arriva il tempo delle riflessioni, come ha spiegato lui appena uscito dalla Senna.