Calcio

Il ritorno allo stadio tra voglia di normalità e misure anti-contagio

La riapertura dell'Olimpico per la gara inaugurale di Euro2020

Non saranno le notti magiche di Italia ’90, ma l’Europeo di calcio ospitato in parte anche dal nostro Paese ha un grande significato. La rassegna continentale rappresenta infatti un piccolo ritorno alla normalità dopo l’anno più nero, con amici e famiglie tornati a riunirsi davanti ai televisori come nelle migliori notti d’estate a tinte azzurre. Ma Euro2020 significa anche qualcosa in più: dopo più di un anno, il campionato d’Europa ha riaperto le porte degli stadi al pubblico, per l’Italia l’Olimpico di Roma.

 

Coloro che, come chi scrive, hanno avuto e avranno la fortuna di accapparrarsi uno dei 16 mila biglietti in vendita per le partite dell’Italia al Foro Italico sono stati catapultati in un mondo di colori e passione che sembrava dimenticato. Nonostante un Olimpico pieno per solo un quarto della sua capienza, il ritorno dei tifosi sugli spalti è bastato per cancellare - speriamo per sempre - il calcio in modalità “orecchio del grande fratello” vissuto durante le restrizioni e le partite a porte chiuse. Le mascherine sulle bocche dei 16 mila dell’Olimpico non hanno infatti silenziato un pubblico colorato d’azzurro e vestito a festa, tra magliette (quelle di Insigne e Immobile le più presenti), bandiere tricolori, l’emozione dell’Inno di Mameli cantato a squarciagola all’unisono e il ritorno degli immancabili striscioni tra cui un “Fino a ieri virologi, oggi Ct” che ben racconta il cambio di focus dell’immaginario collettivo. Un ritorno alla normalità insomma, pur tra limitazioni e paletti imposti dalle misure anti contagio attivate dalla Uefa in collaborazione con i paesi ospitanti: per accedere all’Olimpico – dove sono stati organizzati accessi scaglionati a blocchi che funzionano ma non evitano gli inevitabili maxi-assembramenti alle transenne – vengono richiesti il biglietto d’accesso rigorosamente in formato elettronico sul cellulare al fine di non maneggiare carta, il classico documento di identità ma anche un’attestazione di non positività al Covid (almeno una dose di vaccino o in alternativa un tampone negativo raccolto nelle 48 ore precedenti alla partita). Condizioni richieste non solo ai tifosi giunti da tutta Italia ma anche ai circa tremila turchi che hanno invaso la città eterna per la gara inaugurale e colorato il centro di Roma con canti e magliette rosse che dalla FanZone ai Fori Imperiali ai maxischermi di piazza del Popolo e fino all’Olimpico si sono mischiate a quelle azzurre degli Italiani. Tutti uniti dalla voglia di tornare a vivere il grande spettacolo del calcio, in un momento di condivisione che non è mai stato tanto speciale come quest’anno.