Calcio

Togni si presenta: ''Dobbiamo costruire un'identità su aggressività e velocità''

Idee chiare, grande personalità, poche frasi fatte nè peli sulla lingua, e la giusta dose di ambizione: tra i suoi maestri cita Conte, Sarri e Zeman

Idee chiare, grande personalità, poche frasi fatte nè peli sulla lingua, e la giusta dose di ambizione. Mister Romulo Eugenio Togni si presenta così come nuovo allenatore dell’Athletic Carpi.  Ecco le sue prime parole in biancorosso.

 

Mister Togni, con che spirito arriva in un Carpi che accoglie il terzo allenatore della stagione?

«Sono stato calciatore anch’io, ho vissuto anch’io situazioni simili, ma questo è il calcio. Sono uomini e non più ragazzini e devono sapere che per fare calcio bisogna passare anche da queste situazioni. Il presidente mi ha chiesto di fare meglio, io ho già fatto la mia scelta di come voglio giocare. La squadra l’avevo già vista, in questi 4 mesi fermo ho visto tante partite di tutti i gironi, e il Carpi è una delle squadre con un organico migliore. Cercavo di capire perchè i risultati non sono quello che questa squadra può dare, l’organico è forte, in questo momento abbiamo problemi fisici, ma non dev’essere un alibi. La cosa più importante è che questa squadra costruisca un’identità, fino adesso non è successo per vari motivi, rispetto molto i miei colleghi che sono stati qua prima di me. Serve un’identità precisa, anche rischiando di pagare i risultati nelle prime partite. Il Carpi è una società importante nella storia calcistica e deve avere un’identità, sono le squadre avversarie che devono preoccuparsi di noi e non il contrario».

 

Cosa le ha chiesto il patron Lazzaretti? C’è anche un progetto più a lungo termine?

«Il presidente l’ho conosciuto l’anno scorso quando mi offrì la possibilità di allenare la Correggese, non ci trovammo d’accordo e ci fu anche un confronto molto acceso. Il presidente è una persona molto passionale e io ho la testa molto dura, credo nelle mie idee. La cosa più importante è che ci sia rispetto e adesso ci siamo ritrovati. Non credo che esista il lavoro a lungo termine per gli allenatori, soprattutto in Italia. Ma se ho scelto di fare l’allenatore so che ci sono da affrontare queste situazioni ma voglio farlo con le mie idee. Ho parlato col presidente, vuole che il Carpi sia il più in alto possibile perchè sa anche lui la responsabilità che ha. La storia non si cancella, è nella memoria dei tifosi e della gente, che vogliono rivivere quelle emozioni, ma adesso bisogna pensare al presente perchè la squadra in questo momento non sta dimostrando quello che vale per vari motivi che non sto qui a dire anche per rispetto di chi c’era prima. Ma è una squadra che individualmente ha molta qualità, bisogna metterle insieme. Io ho le mie idee e andrò fino in fondo con quelle, a prescindere da quello che succederà col presidente, che vuole i risultati e ha ragione».

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In questi quattro mesi il Carpi è passato da due gestioni, una improntata ad un calcio più di possesso e una sulla solidità. Qual è la sua idea di calcio?

«Per come la vedo io, ci sono principi che non possono essere tralasciati e sono l’aggressività e la velocità. La squadra dev’essere aggressiva e veloce quando deve attaccare e quando deve difendere, è una questione di spazi e più spingi la squadra avversaria verso la sua porta e più farà fatica. Ognuno deve sapere come muoversi sul campo. Nelle partite che ho visto ho notato che c’erano pensieri d’insieme ma facendo il contrario. L’identità la si dà con le cose semplici, ma servono certezze di cosa fare sul campo. A livello di modulo ho deciso di cambiarlo e penso che questa squadra debba giocare a tre in difesa. La squadra la si costruisce decidendo se difendere a 3 o a 4 e credo che a 3 si guadagna un uomo in avanti, sia quando si ha la palla sia per pressare. Questo è il mio credo e vado in fondo con questo. Mi giudicheranno dovunque e comunque, quindi mi sono promesso che se devo morire lo farò con le mie idee e non quelle degli altri. C’è chi dice che a Lazzaretti piaccia essere coinvolto in questi discorsi e lo sarà, ma chi prende le decisioni e le responsabilità sono io e solo io».

 

Vede Carpi come un trampolino di lancio per la sua carriera?

«Non lo posso sapere, ma so che è un’esperienza importante in un percorso di crescita che devo fare. Mi sento pronto per affrontarla, farò di tutto per andare al meglio possibile. Spero che sia un trampolino di lancio, io non ho un piano B nella vita, non lo faccio per hobby, ho una grande passione per il calcio e voglio che questo diventi il mio mestiere. Sono un allenatore di 39 anni con 3 di esperienza e arrivo in una società per cui ieri ho ricevuto centinaia di messaggi e questo testimonia la grandezza del nome Carpi. Poi non ho la palla di cristallo e sarà il campo a dare giudizi».

 

Gli infortuni sono stati un grande problema nell’ultimo periodo. 

«Ci sono principi di pubalgia in alcuni giocatori e può diventare un problema serio se non arginata per tempo, io l’ho avuta tre volte in modo cronico. Abbiamo un preparatore atletico molto bravo e preparato che sta gestendo la situazione almeno fino a mercoledì. Abbiamo fuori sicuramente Lordkipanidze, che è una perdita importante. Abbiamo Bolis che sta rientrando, Ballardini forse può rientrare in una settimana-dieci giorni. In questo momento abbiamo problemi a centrocampo, siamo in emergenza ma abbiamo giocatori di qualità e useremo quelli, cercando in questi 4-5 giorni di dare un input tattico di organizzazione. Una squadra che prende 4-5 gol significa che corre male e non è colpa solo dei difensori».

 

Come sta la squadra fisicamente?

«Bene, nelle partite che ho visto la squadra va forte fino al 90’ e ha recuperato risultati, significa che la gamba c’è. Adesso si tratta di farla correre bene».

 

Carrasco e Walker possono essere i giocatori della svolta?

«Carrasco ha qualità individuali importanti, veloce e molto bravo tecnicamente ma può giocare solo sulla fascia e lo vedo solo come esterno, giocando a 3 dietro è un esterno offensivo e su questo devo ragionare. Ma sulla fascia può fare grosse cose. Walker ha qualità allucinanti, ma quando non ha la palla deve essere più attivo con la testa per essere sempre utile ai compagni. Si deve adeguare a questa categoria. Non dimentichiamo che siamo in D, domenica avremo la partita peggiore possibile contro una squadra che viene da due vittorie e un campo che scombussola, è lì che voglio vedere la forza mentale della squadra».

 

Alla luce anche del cambio di sistema di gioco, come interverrete sul mercato?

«Ho già un’ottima squadra in campo su cui lavorare, devo solo recuperare giocatori. Giocando a tre su qualcosina di mercato si può ragionare, ma non c’è bisogno di questo gran cambiamento. Ne stiamo parlando col direttore e il presidente ma non c’è tutta questa necessità di cambiare tanti giocatori. I giovani sono di qualità anche in ruoli diversi. Cercheremo di fare risultato queste due partite, ma per creare un’identità c’è bisogno di pagare qualcosa e non possiamo lavorare questa settimana solo sull’avversario. Devo dare un’idea precisa per arrivare a un’identità che ci consenta di fare un girone di ritorno in cui gli avversari sappiano come giochiamo ma facciano fatica a prenderci. Non sono qui per inventare il calcio, farò le cose semplici ma di cui ha bisogno questa squadra secondo me. Nel calcio non esistono allenatori bravi o no, esistono allenatori che hanno la fortuna di avere una squadra che riesca ad esprimere le loro idee. Ma non penso al futuro, ho bisogno di punti adesso anche per dimenticare questi 4 mesi in cui siamo comunque ad un punto dai play-off…».

 

Quale allenatore l’ha influenzata di più durante la sua carriera?

«Il primo che mi ha fatto pensare a fare l’allenatore è stato Conte, che ho avuto ad Arezzo. Chi mi ha insegnato tanto come calciatore è stato Sarri, che ho avuto nello stesso anno ad Arezzo. Chi è un maestro di calcio, ma impossibile da eguagliare, è Zeman. Sono anni che sento la gente parlare di lui ma solo chi l’ha avuto come allenatore può capire il suo valore. Riesce a esprimere le sue idee senza parlare, un fenomeno. Ma voglio ringraziare il Mezzolara e il direttore Calzolari, una persona stupenda che mi ha dato fiducia in un ambiente famigliare che mi ha permesso di crescere e fare gli errori che servono per crescere».

 

Con tutto questo grande lavoro da fare sul campo, avete già programmato la sosta invernale?

«Ancora no, adesso penso solo alle partite di domenica e mercoledì. L’obiettivo è fare risultato, anche per una questione morale. Poi penseremo a come gestire la sosta, quando ci sarà bisogno di lavorare ma anche staccare qualche giorno sarà importante».