Nuoto

L'Italia ai piedi di Greg, la stampa nazionale gli rende omaggio: mito, leggenda, dio dell'acqua

Il giorno dopo, per Gregorio Paltrinieri è quello del plebiscito. Tutta la stampa nazionale gli tributa il giusto riconoscimento per un Mondiale già entrato nella storia. Il ragazzo partito da Carpi per diventare campione di tutto è in prima pagina su tutti e tre i quotidiani sportivi ma anche su Corriere, Stampa, Repubblica. Perchè siamo di fronte a qualcosa che va oltre un trionfo, seppur mondiale, nel nuoto. “Quello che ho fatto oltrepassa il nuoto? Ci sta – dice Greg a Repubblica – Prestazioni del genere sono incredibili, qualche anno fa non me lo potevo immaginare”.

Quattro medaglie in un solo Mondiale di cui due d’oro, una d’argento e una di bronzo sono un bottino clamoroso. Reso immortale dal fatto che i due ori arrivano dalla vasca e dalle acque libere del fondo, due mondi diversi, storicamente lontani, che solo il tedesco Wellbrock era riuscito ad accomunare nel doppio oro al Mondiale 2019. 

“Il dio delle acque” è il titolo che gli riserva la Gazzetta dello Sport, in una doppia pagina da condividere in parte col gemello d’argento Acerenza. E proprio l’ascensione del campione carpigiano alla dimensione delle divinità dello sport mondiale è il refrain giustamente condiviso da tutti i media. Leggenda, mito, dio dell’acqua. “Sono un alieno? Mi sento forte, mi sento uno dei più forti e lo voglio dimostrare sempre”.

(segue sotto)

 

Una fame di vittorie, di continuare a rilanciare una sfida che sembra ogni volta aver toccato il cielo, è roba per pochi. Il suo allenatore Fabrizio Antonelli, che lo elegge il più forte nuotatore di tutti i tempi, lo paragona in questo a Kobe Bryant: «Mi ci ritrovo, mi contraddistingue la determinazione che era anche la sua cifra, per questo lo chiamavano Black Mamba. Ho sempre pensato di valere. Anche dopo un risultato sballato, io penso di essere il più forte del campo gara». Anche dopo quegli 800 chiusi in quarta posizione, che sembravano i titoli di testa di un inevitabile declino. E invece, come i più grandi, da Mohamed Alì a Pantani, da Maradona a Federer, da Kobe Bryant a Lewis, la forza del campione è nel non accontentarsi mai. Tanto da avere due, tre, quattro vite. 

Budapest passerà alla storia come il miglior Mondiale di sempre per la Nazionale italiana, che grazie alle quattro medaglie di Greg chiude clamorosamente sul podio a quota 20, numero che mette gli Azzurri alle spalle della Cina “solo” per gli 8 ori contro i 12 degli orientali. 

Un bottino impensabile a cui mette la firma Paltrinieri, nuovo capitano di una Nazionale nuova: «Prima ognuno gareggiava per sé, oggi si trae forza l’uno dall’altro e succede perché le nuove generazioni sono disinvolte – dice Greg alla Stampa – Noi siamo stati indottrinati con il mito Phelps: sempre solo, con i cuffioni in testa, serio. Essere straordinari era sinonimo di quel modo di porsi. Oggi vedete come arriva Ceccon ai blocchi? Sciallo, la prende per quello che è ed è una freschezza di cui avevo bisogno. L’atteggiamento alla Phelps non esiste più. Non mi è mai appartenuto, ma capivo che le cose venivano prese con una certa gravità e ti veniva chiesto di fare lo stesso. È girata l’aria: ora sono tutti svegli, si gioca, si scherza». Si vince. No, si scrive la storia. 

Ma se c’è una cosa che ormai Greg ha insegnato, è che ogni traguardo che sembra l’ultima frontiera per lui è solo un nuovo punto di partenza per una nuova sfida. La prossima si chiama Parigi 2024. Dove si nuoterà ancora in vasca e in acque libere, con in palio una doppietta a cinque cerchi mai conquistata da nessuno nella storia del nuoto mondiale.