Il Sindaco della bonifica pontina venuto da Fossoli

Partito per lavorare con la futura Cmb alla bonifica dell’Agro Pontino, Fernando Bassoli diventò il primo Sindaco di Latina del dopoguerra. La travagliata storia politica con il Par-tito repubblicano e il riconoscimento ricevuto da Sandro Pertini

È stato il primo Sindaco di Latina del dopoguerra, il politico che ha assunto la guida della città sorta dalla bonifica negli anni Trenta dell’Agro Pontino, provvedendo ai pressanti bisogni sociali e ricostruendo le infrastrutture spazzate via dalla guerra. Ma il ragioniere, divenuto imprenditore e poi esponente del Partito repubblicano, Fernando Bassoli, perché è di lui che stiamo parlando, era originario di Fossoli dove, come si desume dall’atto di nascita, era venuto alla luce il 30 dicembre 1907 da Ermete Bassoli, di professione fruttivendolo, e Isabella Testi, massaia. La sua biografia, curata da Stefano Mangullo, si legge negli Annali 2009 della Fondazione Ugo La Malfa. Ma è tornata alla ribalta grazie a un saggio che gli ha dedicato nel gennaio di quest’anno il giornalista Paolo Iannuccelli, correggese, vissuto a lungo anche lui a Latina: tutte fonti segnalate da Lucia Armentano. Chi era, dunque, Fernando Bassoli, figura piuttosto nota, e non solo nella provincia del Lazio, ma pressoché sconosciuta a Fossoli e Carpi?

Diplomatosi ragioniere nel 1933, era stato assunto in quella che all’epoca si chiamava ancora Cooperativa di lavoro fra i braccianti di Carpi – la futura Cmb – ingaggiata dal governo di Benito Mussolini per svolgere un ruolo di primo piano nei lavori di bonifica dell’Agro Pontino. Scavare canali, innalzare argini, costruire strade sui terreni prosciugati, edificare le prime case coloniche e i ponti che permettevano di superare il reticolo dei corsi d’acqua non costituiva certo un problema per la cooperativa carpigiana, che poteva semplicemente trasferire nella zona di Terracina la grande esperienza accumulata con la Bonifica Parmigiana Moglia. Nel 1935 Bassoli accetta la proposta di quello che doveva essere un trasferimento temporaneo, ma che si rivelerà una scelta di vita, perché dal Lazio non tornerà più ad abitare in Emilia. Conclusi infatti i lavori di bonifica, prende casa nella città nuova inaugurata solo qualche anno prima, nel 1932, con il nome di Littoria scelto dal regime. E qui, insieme al geometra Idaspe Compagnucci, fonda una propria impresa edile. Le prospettive debbono apparirgli promettenti: terre nuove, tanti coloni in arrivo soprattutto dal Veneto e tante case e infrastrutture da realizzare. Di fatto, una nuova frontiera.

Le cose gli vanno bene e, insieme ad altri imprenditori della zona fonda la locale Associazione industriali. Nel dopoguerra – che per l’Agro Pontino comincia nel giugno 1944 – prende a occuparsi attivamente di politica, contribuendo alla nascita e all’organizzazione del Partito repubblicano. Va detto che nei territori bonificati dal fascismo e nelle nuove città che vi erano sorte, soprattutto tra l’autunno 1943 e la tarda pri-mavera del 1944 il Pri era riuscito a radicarsi a fondo soprattutto fra i coloni, colmando – come scrive Romeo Aureli – il vuoto di rappresentanza politica sociale identitaria creatosi con la caduta del regime e l’occupazione tedesca, interpretando meglio di altri movimenti politici le esigenze della popolazione. Bassoli, insieme a Ludovico Camangi, garantiscono a un elettorato disorientato capacità tecniche e buona conoscenza del territorio. Nel dicembre 1944, a conferma del prestigio conquistato nel lavoro di radicamento del Pri nella popolazione, viene eletto nel primo Direttivo della sezione di Littoria. Il suo nome, dopo laboriose trattative, metterà d’accordo i partiti di sinistra (Pci, Psiup e Partito d’Azione) con quelli di centro (Dc e liberali) per la candidatura a Sindaco di Latina, come era stata nel frattempo ribattezzata la città. Da Sindaco nominato nel giugno 1945 grazie alle capacità dimostrate nell’opera di ricostruzione post bellica, diventerà Sindaco eletto a suffragio universale alle amministrative del 1946, alla guida di una Giunta composta da comunisti, socialisti e repubblicani.

Il suo mandato riguarda un periodo, dal 1946 al 1951, decisamente drammatico come tanti altri Sindaci italiani dovettero sperimentare, con i senzatetto da ospitare, le reti di comunicazione da ricostruire, le scuole e i servizi fondamentali da riattivare. In più, a Latina, sorta da poco, restavano molte opere infrastrutturali da completare, come fogne e acquedotto. In un’intervista al Popolo del 15 dicembre 1948, Bassoli non dà però l’impressione di uno facile a scoraggiarsi e mostra una grande fiducia per il rilancio della città: “Posta tra Napoli e Roma – dichiara infatti – il suo è un avvenire sicuro e di gran lunga superiore a ogni previsione, perché la fertilità del terreno, la bontà delle popolazioni e l’ottimo clima, non più morta gora come una volta, accentreranno l’attenzione di tutti gli Italiani”. Politicamente, però, le cose non vanno benissimo. Già all’indomani del voto politico del 18 aprile 1948, con il trionfo della Dc di De Gasperi anche a Latina, sentendo di guidare una Giunta non più sorretta dalla maggioranza della popolazione, rassegna le dimissioni. Le ritira per le pressioni della coalizione e le divisioni interne alla Dc, che gli presenta però il conto alla fine del mandato. Alle amministrative del 1951, nonostante si presenti con un discreto bilancio di realizzazioni, Bassoli è sconfitto e gli rimane solo il posto di consigliere comunale, carica alla quale sarà rieletto fino al 1970. Durante questi anni in Consiglio, però, comincia a prendere le distanze dal Partito repubblicano con il quale entra in disaccordo dichiarato al momento dell’appoggio fornito dal Pri nazionale all’apertura a sinistra.Lui che aveva amministrato Latina con comunisti e socialisti, nel 1961 voterà per una maggioranza Dc, Psdi e indipendenti di destra, provocando una crisi al congresso del Pri provinciale di quell’anno che sarà all’origine del commissariamento del partito. Ci ripenserà, nel 1962, entrando a far parte come assessore, di una nuova Giunta di centro sinistra, ma la frattura con il Partito repubblicano si rivelerà irreversibile. Nel 1964 abbandona definitivamente il Pri per candidarsi alle amministrative come indipendente nella lista Dc: scelta che suscita notevole scalpore. Nello stesso anno, sul quotidiano romano il Tempoarriva a definire “...troppo marxiste e in netto contrasto con il programma repubblicano” le posizioni di Ugo La Malfa e Oronzo Reale e, soprattutto, lascia intendere alcune ragioni di fondo della propria scelta che condizioneranno il suo percorso politico successivo: “Quando da un piccolo partito d’opinione qual è il Pri vengono espulsi Pacciardi e la schiera dei suoi amici – scrive in una lettera al Tempo di Roma – è naturale che anche in uomini di buona fede sorga un grave travaglio spirituale. Questo è il mio caso e i repubblicani di Latina conoscevano benissimo questo mio stato d’animo...”.

Eccola la figura destinata a influire maggiormente su Bassoli: Randolfo Pacciardi. La biografia politica del personaggio merita una trattazione a sé e se ne parla qui a lato. Resta il fatto che Bassoli si avvicina sempre più a lui, fino a entrare, nel 1965, nel movimento Nuova Repubblica fondato da Pacciardi dopo l’uscita dal Pri, a seguito di un esplicito invito: “Caro Bassoli, ho sentito che sei riuscito come indipendente nella Dc e mi fa molto piacere. Ora vorrei sapere se ti dobbiamo considerare perduto per noi o se la tua nomina nella lista Dc non ti impedirà di collaborare con noi”. Ma Bassoli si portava dietro, dal 1957, le conseguenze di un grave incidente stradale, quando l’auto in cui viaggiava con moglie e i due figli, era stata centrata da un motociclista alla guida di una pesante Harley-Davidson. All’ospedale non si erano accorti di una frattura alle vertebre cervicali che, non curata, gli provocherà un meningioma olfattivo con perdita progressiva della vista. La cosa non gli avrebbe impedito di continuare per altri tredici anni di esercitare il ruolo di consigliere comunale, ma nel 1970 è costretto al definitivo ritiro. Nel 1982, in occasione del cinquantenario della fondazione di Latina, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini gli conferirà l’onorificenza di cittadino emerito. Fernando Bassoli si spegnerà il 30 novembre 1988.

Randolfo Pacciardi patriota presidenzialista

 

Originario del grossetano, laureato in Giurisprudenza, Randolfo Pacciardi (1899-1991) era stato un fervente antifascista. Costretto all’esilio e coinvolto in un tentativo fallito di attentato a Mussolini, fu combattente in Spagna, dove divenne amico di Ernest Hemingway, contro Franco, per diventare poi segretario del Partito repubblicano in esilio in Francia, prima di riparare negli Usa per sfuggire all’occupazione tedesca. Alla fine della guerra, nel 1945, venne eletto per proclamazione Segretario nazionale del Pri, e confermato anche negli anni successivi, durante i quali il suo Pri intercetterà diversi esponenti provenienti dal disciolto Partito d’Azione, mantenendo una linea di azione comune con gli altri partiti di sinistra. La svolta avvenne nel 1947, quando Pacciardi si convertì a un ferreo e intransigente anticomunismo, frutto del presidenzialistaradicalizzarsi della lotta politica e dei legami del Pci con l’Unione Sovietica, particolarmente indigesti al suo patriottismo. Da quell’anno, sarà proprio l’anticomunismo a guidarne le scelte. Fu Ministro delle Difesa in tre governi De Gasperi (1948-1953) ed entrò in conflitto con il segretario Ugo la Malfa all’epoca dell’appoggio fornito dal Pri al primo governo di centro sinistra: Pacciardi votò contro e fu espulso. Nel 1964 fondò dunque l’Unione democratica per la Nuova Repubblica, sostenitrice di un modello di governo presidenzialista e ispirato al gollismo. Furono gli ideali che avvicinarono progressivamente Pacciardi all’estrema destra, fino ad attirargli critiche di simpatie neofasciste e aspirazioni golpiste, a seguito del coinvolgimento nell’indagine sul tentativo di colpo di Stato liberale di Edgardo Sogno, del 1974: accuse dalle quali verrà poi prosciolto.