Parco Cappuccina: Giunta ''dendrofoba'' per i 5Stelle. Bellelli: e io vi spiego la “dendrofilia”

“Dendrofilia è una forma di feticismo, che consiste nell'attrazione sessuale per gli alberi. Essa può comportare il desiderio di congiungersi sessualmente, fisicamente, con gli alberi stessi, ovvero l'adorazione degli alberi come simboli fallici”. Ripresa pari pari da Wikipedia, la dissertazione filologica sul significato del termine “dendrofilia” è stata sbattuta in faccia dal sindaco Alberto Bellelli al consigliere pentastellato Eros Andrea Gaddi che lo aveva usato in una sua interpellanza sulla forestazione urbana. L'interpellanza risaliva al giugno scorso, ma è approdata al Consiglio comunale solo il 14 ottobre. In essa il gruppo dei 5Stelle chiedeva di sapere se il Comune di Carpi avesse partecipato al bando regionale per la forestazione urbana, quello che incentiva la piantumazione di 4,5 milioni di nuovi alberi nella pianura padana. Ma lo spunto iniziale – al quale l'assessore Riccardo Righi avrebbe poi risposto che si era preferito aderire al bando governativo per interventi di mitigazione del cambiamento climatico – conteneva anche una serrata messa in discussione del progetto per il parco della Cappuccina. Con valutazioni – fra le quali, appunto, l'accusa alla Giunta di essere poco “dendrofila” e molto “dendrofoba” ostile cioè alle alberature – in gran parte prelevate dalle note prese di posizione sui social del professor Aldo Meschiari, docente di materie letterarie al liceo Muratori di Modena (da qui la sofisticata terminologia), quanto appassionato difensore delle piantumazioni e delle aree boschive. Il tutto per criticare il fatto che i 5,5 ettari del futuro parco, sul quale sono iniziati da tempo i lavori, sono stati progettati secondo la filosofia di un parco agrario, con parti coltivate a grano e mais e con aree prative esposte al sole e che poco serviranno a mitigare gli eccessi termici estivi. Sarebbe stato preferibile, insomma, piantumare l'area con qualche migliaio di alberi in grado, loro sì, di catturare 60 tonnellate anno di anidride carbonica. (segue)

 

«Accanimento sproporzionato su un progetto uscito da un percorso molto partecipato”: così l'assessore Righi ha replicate alla critica meschiar/pentastellata, appoggiata a una raccolta firme che, non ha mancato di ricordare l'Assessore, era basata su uno slogan “salvare il bosco di Carpi” da lui ritenuto ingannevole, perché nessuno ha mai inteso toccare l'area boschiva già esistente a ovest del recinto del cimitero urbano. Ha poi respinto la definizione di "parco urbano” assegnata al progetto da chi lo critica, preferendo quella di "paesaggio che ricrea l'identità rurale”, con il recupero della vecchia canalina che lo attraversa e dei relativi filari e con la tutela delle biodiversità, voli di farfalle e insetti inclusi, garantita dalle colture agricole e dai campi di lavanda che lo caratterizzeranno. Passando poi alla funzione salutare delle alberature, Righi ha fatto presente che 60 tonnellate annue di Co2 assorbita corrispondono alle emissioni annue di appena una decina di persone: “Le cose, da questo punto di vista – ha concluso l'Assessore – non si cambiano solo piantando alberi, ma le abitudini e i comportamenti, dall'uso della bicicletta al riscaldamento contenuto”.

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Per quel poco che può valere un'opinione da osservatori, pur senza stravolgere un progetto che, come ha ricordato l'assessore Righi, ha riscosso il consenso della Consulta per l'Ambiente e il cui percorso partecipativo è stato in larga parte condiviso, una via di compromesso tra le esigenze boschive e quelle paesaggistiche potrebbe essere quello proposto da questa testata nell'agosto scorso e che riproduciamo qui.