Il loro era stato il solo voto contrario alla proposta di localizzazione di Giunta e Ausl

Variante ospedale: le basi fragili del No dei 5Stelle

L'alternativa impossibile dell'area industriale e della Savana di via Guastalla tutelata dal Piano regolatore

Hanno motivato il loro voto contrario – l'unico – alla variante per l'ospedale, sostenendo che potevano esserci altre localizzazioni. E fra queste, la più idonea, secondo Monica Medici ed Eros Andrea Gaddi, dei 5Stelle, poteva essere l'area per insediamenti produttivi di via Guastalla. Per la precisione, i confini indicati dai due consiglieri sarebbero stati a sud via San Giacomo, a est via dell'Industria, a nord via Guastalla e a ovest via Tolomeo, l'asse principale dell'area produttiva. E i motivi per cui sarebbe stata preferibile questa soluzione, rispetto a quella scelta dall'Ausl, erano a loro parere soprattutto tre: minor spreco di suolo agricolo; possibilità di utilizzare aree già urbanizzate; prossimità alla grande viabilità, visto che l'area indicata distava non più di 800 metri dall'altra.

Chiunque può provare a vedere se l'alternativa indicata dai 5Stelle stia in piedi: basta scegliere una foto aerea con la stessa scala, tracciare il perimetro dell'area occupata dal futuro ospedale nella localizzazione prescelta dall'Ausl; calare lo stesso tracciato, servendosi di un doppio decimetro, nella zona scelta invece dai 5Stelle. Il metodo è dilettantesco e il risultato approssimativo, ma fornisce quanto meno un'idea, perché anche con un ingombro di forma diversa, il fabbisogno di superficie non cambia.

 

Intanto, l'area già urbanizzata tra la via Tolomeo e i poderi a est risulta assolutamente insufficiente ed è in parte occupata da capannoni. Occorre dunque per forza valicare il confine a est e occupare una buona porzione dei terreni adibiti a vigneto che arrivano a via Dell'Industria. Su questi terreni operano “solo” tre aziende agricole, contro la dozzina dell'altra soluzione. Ma si tratta di terreni particolari, perché chiunque conosca un po' di storia locale sa che quella zona, denominata Savana, dove il piano di campagna si alza rispetto ai terreni circostanti, ospitò tremila anni fa, nell'età del bronzo, forse il primo insediamento terramaricolo del territorio carpigiano. Si trattava della civiltà delle palafitte, erette in genere su dossi che spuntavano dai terreni paludosi e la cui popolazione, oltre che di agricoltura, era esperta nella lavorazione di metalli, nella produzione di oggetti in ceramica e nella tessitura. Tant'è che fin dal 1889 e ancora nel 1900 gli scavi archeologici eseguiti portarono alla luce reperti che hanno poi continuato ad affiorare anche nei decenni successivi durante i periodici lavori di aratura. Per farla breve, su quei terreni la Soprintendenza – pur non avendo mai avuto i mezzi per realizzare un intervento assimilabile a quello di Montale – ha posto un vincolo di tutela e lo stesso Piano regolatore vigente li classifica come “area di accertata e rilevante consistenza archeologica”. All'obiezione che le è stata fatta circa la presenza di reperti, la consigliera Monica Medici ha replicato che il cantiere del nuovo ospedale avrebbe fornito l'occasione per estrarli ed esporli nei Musei cittadini. Concludendo: “Dimostratemi che lì non va bene”. Glielo hanno dimostrato, ma non è servito a nulla.