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Io non amo il rientro a casa perché c’è il Festival di Filosofia.

Io Amo il Festival di Filosofia perché segna il mio Ritorno a Casa.

Non me ne voglia chi mi immagina intenta a dissertare di “tat tvam asi”, di epicurei o hobbesiani, homo homini lupus, chi mi vorrebbe peripatetica sotto ai portici mentre cerco il senso della vita nella perfetta irregolarità dei cubetti di porfido del lastricato.

Non vado in brodo di giuggiole se Philippe Daverio mi firma l’autografo (chi è costui?)

Non me ne voglia chi mi immagina iperpresenzialista a farmi vento con il programma bianco e rosso sulle sedie grigie: la verità vi farà male, lo so.

NO, io non sono d’accordo con François Jullien che ha seriamente messo a dura prova la mia pressione postprandiale bassissima (mi avevano anche avvisato: “occhio che ti si abbassa ancora di più se lo ascolti”), anche se forse anche la traduttrice simultanea bravissima ma soporifera ha fatto la sua parte.

Caro Signor Jullien, se lei pensa di venire a Carpi di domenica pomeriggio che, non so se lo sa, ma a Carpi di domenica si pranza con cappelletti (fosse anche luglio), bollito e patate arrosto, per concludere con un trionfo di paste allo chantilly della Pasticceria San Francesco, e pensa di essere preso in considerazione quando ci dice che il concetto di felicità nel pensiero cinese non è preso in considerazione, perché insomma… che noia se tutto fosse sempre felice per tutti… lei, Signor Jullien, mi sa che non ha mica tanto ben capito.

A me piace essere felice, e mi piacerebbe esserlo sempre, sia che la mia felicità arrivi da una vincita milionaria, sia che la mia felicità arrivi dai saldi al 95 per cento di Raimondi. A volte anche entrare in una taglia 42 sfiora la beatitudine pura.

E quindi ben vengano gli specchi di Carpi Fashion System in cui farci un selfie e sentirci un po’ scemi, un po’ giovanotti, un po’ sciocchi, ma fondamentalmente FIGHI. In cui far vedere ai nostri concittadini che siamo poi belli.

E visto che su Wikipedia vedo che lei, Signor Jullien è anche un tipo alla Michel Piccoli con una punta di Pergreffi, scenda dal piedistallo e si faccia un bel selfie anche lei (mi raccomando, con l’hashtag #CARPIFASHIONSYSTEM).

O, magari, per la domenica pomeriggio, invece che un traduttore simultaneo bravissimo ma leggermente soporifero, si rivolga a un bravo vocalist e a una formula happy hour, che tira più una cannuccia di mojito che un carro di buoi.

 

 

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